Osseti aggrediti perché cristiani

Di Gianni Baget Bozzo
09 Settembre 2004
Il vescovo di Beslan, parlando della strage nella sua città, ha detto di aver visto l’immagine del Male

Il vescovo di Beslan, parlando della strage nella sua città, ha detto di aver visto l’immagine del Male. è un’immagine che la lunga storia della cristianità, che fu un’unica battaglia per sopravvivere alla violenza islamica, conosce bene. La violenza senza limiti esercitata nelle forme più diverse è stata sperimentata dai cristiani sino al Novecento: l’ultima strage islamica di cristiani fu quella degli armeni fatta dai turchi nel 1917.
La motivazione anticristiana è presente in tutta la storia islamica appunto perché l’islam è una nuova religione rispetto al cristianesimo ma è anche un’eresia cristiana, co-struita tutta con materiali cristiani: e per questo si considera alternativa al cristianesimo in modo totale. Mentre il cristianesimo ha potuto comporre con il paganesimo persino in India e in Cina, la composizione con l’islamismo è sempre stata impossibile proprio per il carattere alternativo di una fede rispetto all’altra.
Nel periodo del colonialismo, questa alternativa è rimasta silenziosa ed è stata seguita da quella mimesi dell’Occidente che è il nazionalismo arabo, l’adozione di modelli occidentali a livello di Stato mantenendo il controllo islamico del costume a livello della società.
Il nazionalismo arabo si trova in difficoltà proprio per la ripresa avvenuta nel quadro del più islamico degli stati e paradossalmente il più filoamericano, l’Arabia Saudita, di una linea rivoluzionaria presa in prestito dalle rivoluzioni occidentali, il terrorismo di massa o indirizzato alla massa come suo simbolo come forma di rivendicazione della differenza dell’islam dal mondo cristiano e da tutte le forme, occidentali o fasciste o comuniste, da esso derivate. Il fatto stesso che l’alternativa alla cristianità non potesse più porsi nel quadro del confronto sovietico-americano e il paese guida della cristianità, gli Stati Uniti, fossero divenuti l’unica potenza mondiale ha reso più difficile la posizione del nazionalismo arabo e possibile il fondamentalismo islamico come guerra del terrore. Il paradosso della storia sta nel fatto che il wahabismo militante e violento fu un’arma degli americani contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan.
Quando abbiamo visto l’immagine sui teleschermi dei funerali degli uccisi di Beslan, celebrati con rito ortodosso, abbiamo compreso che la piccola repubblica cristiana dell’Ossezia del nord era stata attaccata perché ultimo bastione cristiano prima delle terre islamiche. Resistenza o resa: quale è l’atteggiamento del cristiano di fronte al terrorismo islamico?
Trattare con Hamas come Chirac per salvare la laicità francese, in nome della quale aveva respinto l’evocazione del nome cristiano nella carta costituzionale europea, o resistere come Bush e Putin? C’è politicamente una terza via? Possono i cristiani chiamarsi fuori dalla storia e dichiarare che essi non scelgono? Non scegliere è scegliere la vittoria del terrorismo islamico e la sua prevalenza nella guida del mondo musulmano. Sino ad oggi i cristiani non avevano scelto di essere storicamente neutri.

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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