Ottimista, cristiano o immorale? Ancora su Berlusconi

L'articolo di Cesana non voleva affatto essere una "radiografia morale" della vita del Cavaliere, ma evidenziare un aspetto che altri non avevano colto

Funerali di Silvio Berlusconi, Duomo di Milano, 14 giugno 2023 (Ansa)

Carissimo direttore, ho letto su Tempi l’articolo di Giancarlo Cesana sulle “radici cristiane dell’ottimismo del presidente Berlusconi”. Qualche perplessità nasce spontanea appunto tra i cristiani cattolici, i quali, come tu ben sai sono “molto esigenti” e nel contempo molto “misericordiosi”. Intanto andrei cauto con le supposte “radici cristiane” del presidente Berlusconi. Lo so, non è da buon cristiano ergersi da giudice di un altro uomo, compito che spetta al Supremo Giudice, ma qualche considerazione da cauto e compassionevole cristiano va fatta. La morale cristiana non ha mai separato la fede professata e creduta dalla vita reale, una separazione questa assunta a stile di vita del compianto presidente. Come più volte sostenuto da alcuni dei sui più stretti sodali al cittadino non deve interessare quello che il politico “compie sotto le lenzuola”. Qui si collega anche la visione della donna che faceva parte del repertorio berlusconiano. La stessa Santanchè, prima di navigare in acque FdI, era solito affermare che «Berlusconi guardava le donne solo in orizzontale», una bella immagine non solo topografica. Oppure, di notevole rilievo e insegnamento sono le modalità con cui, secondo il Cavaliere, si fanno affari e fatturati. Poi la narrazione del cosiddetto “bene diffuso” fatto dal Cavaliere. Quello che è pubblico e che tutti hanno avuto modo di leggere e sapere e che tutta la sua immensa ricchezza è stata “diluita” intramoenia e che poco si sa della decantata “beneficienza diffusa”. Il bene fatto è vero, deve essere discreto, silenzioso, quindi non vorrei entrare in un terreno molto delicato e personale. Però credo che così come sia stata data tanta visibilità al “dono” per la sua ultima fidanzata e l’amico Dell’Utri, doverosamente avrebbe fatto cosa buona e giusta se avessimo saputo di un piccolo dono a tante opere e istituzioni di solidarietà tanto presenti nella cara terra lombarda a cominciare, per esempio, dalla Casa ove fece l’esperienza del servizio civile (l’affidamento ai servizi sociali, ndr). Questa bella notizia avrebbe avuto anche un detonante effetto imitativo e “pedagogico”. Del suo motto “Dio, Patria e Famiglia”, noto, spero di sbagliarmi, sia rimasto solo “famiglia”. Ecco caro Emanuele, alcune mie personalissime considerazioni, sulle “radici cristiane” del presidente espresse, senza partigianeria politica, con animo sereno e con compassionevole preghiera in suffragio della anima del fratello Silvio.

Un caro saluto direttore, continuo a leggerti con piacere.

Giuseppe Antonelli

A quanto ne so (e ho testimonianze dirette) Berlusconi era un uomo molto ricco e molto molto generoso. Di beneficienza ne ha fatta tanta e sono tante le persone che sono state aiutate da lui. Che di questo si sappia poco, è cosa che va a suo merito.

Per il resto, dato che ora la sua esistenza è compiuta, penso che sia un affare che riguarda Qualcuno che ne sa più di noi. Infatti anche l’articolo di Cesana non voleva affatto essere una “radiografia morale” della vita del Cavaliere, ma evidenziare un aspetto che altri non avevano colto: al fondo del “fare” berlusconiano c’era un sentimento positivo (ottimista) della vita. E questo, che in lui fosse consapevole o meno, è un aspetto centrale del cristianesimo.

Quel che credo, come ho già avuto modo di scrivere, è che la sua vita è stata certamente un saliscendi, ma, da un punto di vista politico e sociale, non possiamo non riconoscergli il merito di avere dato voce a quell’Italia semplice e popolare che un certo mondo vorrebbe tanto correggere e “raddrizzare”.

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Silvio Berlusconi è morto. I suoi detrattori, impotenti e invidiosi, non sono ancora morti. Spenderanno quello che rimane della loro squallida vita a infangare la sua memoria. Sono fatti così. Se li chiami comunisti o fascisti rossi ti denunciano perché hanno cambiato il loro nome: si fanno chiamare “democratici”. Poveracci.

Michele Massiglia

Sia più clemente e pensi che fra cent’anni nessuno si ricorderà il loro nome e cognome. Di loro si parlerà solo genericamente come di “quelli che odiavano Berlusconi”.

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Da alcuni decenni la sinistra del nostro Paese ci ha abituato agli slogan “anti”: una formula efficace per rinvigorire le fila della propria base, ma poco utili ad una politica costruttiva, che dovrebbe essere impostata, invece, sul “pro”, sul “fare”. Dal “tutti uniti contro” Berlusconi, al “tutti uniti contro” la deriva anti-democratica, il passo è stato breve ed è stato un passo all’indietro lungo 80 anni, che richiama divisioni interne tipiche del
secondo dopoguerra. Lo scorso anno, più o meno di questi tempi, iniziava una campagna elettorale a tratti farsesca, dove il centrosinistra, e parte di coloro che si presentarono poi col cosiddetto terzo polo, iniziavano trattative politiche e narrazioni, più simili a film fantasy, che in linea col Paese reale. Si ricorderanno gli accordi, alcuni arrivati a termine, altri saltati nel mentre, per arrivare ad una proposta di centrosinistra unita nell’intento di contrastare una presunta “onda nera” e del tutto divisa nel merito di idee e programmi. Una narrazione priva di sostanza che è continuata fin dal giorno successivo alle elezioni politiche di settembre, andandosi ad incrementare con l’elezione di Schlein alla segreteria Pd, con l’avvicinamento sempre più coatto, di quello che fu nelle intenzioni un partito di spirito riformista, alle posizioni massimaliste della sinistra radicale ed a quelle populiste dell’ormai fedele alleato Conte. Non passa giorno che questa sgangherata coalizione, sostenuta spesso da quel Calenda che “terzo”, nelle posizioni, non è mai stato, ci racconti di qualche tentativo presuntamente dittatoriale di forzatura della Costituzione. Che si parli di Riforme, come quella sulla Giustizia, o di Leggi Ordinarie, per la sinistra nostrana è sempre un urlare alla deriva fascista. Atteggiamento che ne sottolinea la totale incapacità di confronto politico, basato sui contenuti, sulle proposte, su una visione futura di Paese, che evidentemente manca da quelle parti. Un atteggiamento ed una narrazione atta a dividere il Paese su fantasmi inesistenti, per rinsaldare le proprie sempre più scarse fila, nascondendo l’assenza di proposta politica. Una politica da stadio, in cui si cerca di offrire alla propria curva il coro con più appeal, dimenticandosi di quelle che sono le reali istanze del Paese e di quello che dovrebbe essere il reale ruolo della politica. Ma ormai, per questo centrosinistra di svariati colori, la politica non è più azione di guida del Paese, perché per esserlo ci andrebbero capacità e volontà di proporre idee nuove. Molto più facile, invece, gridare al fascismo ad ogni piè sospinto, salvo scordarsi che se tutto è fascismo, inevitabilmente, più nulla sarà fascismo.

Claudio Desirò
Segretario Nazionale di Italia Liberale e Popolare

D’accordo, speriamo però anche che la destra la pianti con la “politica da stadio”.

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Venite signore e signori! Vi voglio vendere l’antidoto ad ogni male, la formula della felicità! Ma cosa avete capito non è una bevanda piuttosto una stile di vita: la Transizione. Sarà tutto più bello. Sarete finalmente liberi, felici ed autodeterminati. Ma cosa voglio vendervi amici miei… oramai siamo già un mondo in Transizione, è già qui, il Nuovo Mondo è qui! La Transizione è già nella famiglia dove i nostri piccoli vedono genitori unirsi e separarsi più volte, vivono in tante case e vedono nuovi compagni arrivare uno dopo l’altro, anche gli adulti sono in Transizione e non c’è nulla di certo, il matrimonio è solo una fase della vita… accettatelo, c’è il divorzio, ci sono le cause, le nuove famiglie destinate anch’esse a terminare. La famiglia dunque, per piccoli e grandi, finalmente non è più una cosa stabile e noiosa, come quella dei nostri progenitori, ma una cosa in Transizione! La Transizione è arrivata fortunatamente anche nel lavoro, che stress avere la certezza di un’entrata ogni mese, che noia, bello è invece poter essere licenziati ogni giorno e senza giusta causa, bello doversi reinventare idraulico, rider, escort, badante, mendicante, mille volte nella vita fino a sfinirsi, eh sì… perché la libertà di essere se stessi è finalmente arrivata, non sei più schiavo di saper fare un mestiere ora sei libero ed il tuo lavoro è in Transizione, non è più certo ma in continuo divenire, oggi c’è domani no, finalmente sei libero! La Transizione è arrivata anche nel sesso. Siamo liberi. Eh già perché non sai che ai bambini dell’asilo l’Onu spiegherà che sesso di nascita e genere sono cose diverse e che dovranno sbrigarsi a scegliere di che genere sono tra i mille offerti e fluidi, liberi finalmente, autodeterminati, se stessi, e non vi diranno che le persone che cambiano sesso spesso se ne pentono, si suicidano, vorrebbero tornare indietro ma non possono perché nella società delle libertà è virtuoso diventare fluido ma è aberrante diventare etero e allora dovrai restare in Transizione per tutta la vita, finalmente libero, finalmente liberato dalla noia della società tradizionale, della famiglia di un padre e madre con la loro pretesa di metter regole, di quella assurdità che voleva che la società si dividesse in uomini e donne! Benvenuti nel Nuovo Mondo quindi dove non v’è più certezza, ma solo trasformazione, dove 1 persona su 5 usa psicofarmaci, l’eutanasia è beatificata ed i suicidi fanno più vittime delle guerre, le dipendenze dilagano come non mai, nessuno più sa unirsi, in famiglie, associazioni, sindacati, comunità, dove siete obbligati ad essere liberi, liberi da stereotipi, omofobia, famiglia, doveri, maschilità tossica, liberi di dare di voi stessi una nuova identità ogni giorno finché il vostro cervello scoppierà, liberi di essere un popolo diviso, fragile e malato, felicemente obbedienti al nuovo padrone che vi intrattiene con programmi divertenti e donnine nude, liberi dalle vostre radici, dalla storia, dalla cultura, dalla biologia, liberi di sostituire la realtà con la fantasia, sì perché la realtà non è più un qualcosa di certo e misurabile bensì è ciò che voi create ed il Nuovo Mondo promette che i vostri sogni si realizzeranno e vivrete finalmente una meravigliosa, drogata, appassionate, illimitata e gratuita. Allucinazione.

Michael Rossi

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