Disposti a tutto pur di impedire ai cristiani di costruire una piccola cappella per pregare, un’orda di musulmani ha attaccato le 35 famiglie cristiane che vivono nel quartiere 92/9L Chal, nella città di Sahiwal, con pistole e asce. Tre fedeli sono finiti all’ospedale, gli altri si sono salvati solo grazie all’intervento della polizia, che però a un mese di distanza non ha ancora arrestato nessuno.
Nel giugno 2019 Azeem Masih donò parte dei suoi terreni alla comunità per costruirvi una chiesa. Tutte le famiglie contribuirono e la costruzione iniziò in estate. Quando i leader della comunità di 230 famiglie musulmane scoprirono le intenzioni dei cristiani, li denunciarono subito alla polizia e alle autorità locali.
Queste successivamente ordinarono ai cristiani di interrompere la costruzione, dal momento che non erano registrati come comunità religiosa, pur appartenendo alla Chiesa presbiteriana riformata che è già registrata con il governo.
Azeem decise allora di informare la polizia che intendeva costruire una casa sul terreno. Non appena però terminò l’edificazione del muro di cinta e della porta l’1 febbraio, i musulmani lo accusarono di voler costruire un’altra chiesa. Il giorno successivo, un gruppo di oltre 30 musulmani accerchiò l’enclave cristiana, bussando alle porte delle case e trascinando fuori i cristiani.
«Ci hanno chiamati Chura, schifosi, dicendoci che gli infedeli sono degni solo di pulire i cessi e minacciando di stuprare tutte le nostre donne davanti a noi. Abbiamo chiesto loro di andarsene, ma sembravano volerci attaccare, intanto le donne gridavano pregando che Dio intervenisse a salvarci», ha raccontato un testimone, Wilson Raza.
Appena tutti i cristiani furono riuniti in strada, i musulmani spararono alla testa di Azeem Masih e del cugino Sajid Masih. Un altro musulmano, brandendo un’ascia, colpì alla gamba un terzo cristiano, Razaq Masih. Solo l’intervento della polizia ha impedito una mattanza. Tutti e tre i cristiani feriti sono stati trasferiti in ospedale, dove si trovano ancora in gravi condizioni. Il giorno seguente, il 3 febbraio, i cristiani denunciarono tutto alla polizia. Ad oggi, però, ancora nessuno è stato arrestato e i musulmani continuano a minacciare i fedeli di stuprare le loro mogli, rapirle e convertirle a forza all’islam.
«I musulmani del villaggio sono potenti politicamente ed economicamente e non abbiamo alcuna speranza che la polizia faccia giustizia. Dopo tutto, ci odiano perché siamo cristiani», dichiara Wilson Raza all’Associazione dei pakistani cristiani britannici. «Speriamo che i feriti possano tornare presto dalle loro famiglie. Questo attacco ci ha lasciati devastati, ora viviamo nella paura e molti di noi vogliono andarsene anche se i nostri padri vivono qui fin dalla fondazione del Pakistan. È sconvolgente che la semplice volontà di costruire una chiesa possa scatenare tanto odio nei musulmani e tanta violenza. Questo odio ci lascia poche speranze per il futuro. Solo Dio può salvarci».
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