Il popolo non si stuferà mai di papa Francesco, che scavalca tutti gli schemi ideologici

Di Luigi Amicone
29 Settembre 2013
Che sia «un po’ furbo e un po’ ingenuo» l’ha detto lui alla Civiltà cattolica. Che sia deciso a fare casino in una Chiesa bonariamente in difesa, anche questo è vero

Davanti alle nefandezze che sentiamo notiziarci ogni giorno dal mondo, stupisce che le intelligenze più fini e benemerite si perdano nel brontolio su Francesco. Ritenuto rivoluzionario a sinistra. E adultero della dottrina a destra. Troppo informale dai conservatori, troppo poco dai progressisti. Che sia un papa a suo modo “eccentrico”, non dobbiamo dirlo noi. Che stia mettendo a soqquadro ogni abitudine, pia o blasfema, anche questo è evidente.

Intanto si è messo di traverso a una guerra. E per il momento l’ha avuta vinta. Intanto, né l’ecclesiastico in carriera né il semplice battezzato possono negare la bella sorpresa di uno che gioca a nascondino con i cerimonieri sedimentati e gli steccati ideologici cristallizzati.

Intanto, è una personalità con gli attributi et bene pendentes, come li si misurava un tempo ai papi, e se deve dire che la sua fede non è nella morale sessuale, lo dice, tanto peggio per chi non ha orecchie (quando lo stesso Francesco spiega: «Non è possibile parlare sempre di aborto eccetera»).

Di là, “oddio, adesso ci manca solo di vedere il papa nero e il papa ‘ggiovane’”. Che «sono un po’ furbo e un po’ ingenuo» l’ha detto lui alla Civiltà cattolica. Che sia deciso a fare casino in una Chiesa bonariamente in difesa, anche questo è vero.

Ma insomma, tutto ciò gli procura una così ammirata e curiosa simpatia di popolo che nemmeno il giorno che dicesse, “ragazzi, non è che scherzo, è che vi voglio bene in questo mio modo di sentire me stesso e di sentire voi, in Gesù”; nemmeno allora il popolo si stancherebbe dei suoi modi di dire a braccio, di fare il baciamano, di abitare la camera 201. Appunto, da Vicario di Cristo invece che da «impiegato cordiale».

@LuigiAmicone

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7 commenti

  1. Stefano

    Amicone è il primo articolo suo che mi trova d’accordo. Oddio cosa succede?!?

  2. antonio

    A amicone piace chi fa casino, quindi anche papa Francesco, che dice di non sparlare ma racconta cavolate a piè sospinto. Per ascoltare un discorso decente, bisogna sentire Putin. Amicone, perchè non parla del discorso di Putin, che non apre ai gay e dice cose chiarissime, cristiane, che fanno paura ai suoi amici? Arrivederci, buonasera e buon pranzo.

    1. Giulio Dante Guerra

      Una domanda: sei un “mangiapreti”, oppure un “lefebvriano”, un “sedevacantista” o qualcos’altro di simile??

      1. Antonio

        Sono uno che non ha mai fatto il servo, tantomeno di chi ha distrutto e continua a distruggere–le masse ovviamente paludenti– la Chiesa.

        1. mike

          sul non fare il servo sono d’accordo. per il resto non so. cioè vuoi dire che il papa sta distruggendo la chiesa? NB: su putin comunque va specificato questo: la russia è un paese forte anche a livello interno. la mentalità dittaturale ce l’hanno ancora solo che ora la usano, e meno male, per difendere il cristianesimo. noi non siamo la russia. abbiamo la democrazia che però è una dittatura peggiore perché più mascherata, anche come modo di sentire ormai comune. in pratica ogni opinione viene tutelata, e sempre più. che alla fine l’opinione che non sarà tutelata sarà quella cristiana. fin qui sarai d’accordo, credo. in più dico ciò che prima ho lasciato un po’ in sospeso ossia che noi non siamo la russia. cioè la russia è un paese dove chi comanda dice “qui comando io” e di conseguenza si fa. sarà discutibile ma solo se si difende il male. ora difendono ciò che è bene per cui va bene. noi insomma dopo il fascismo non possiamo permetterci, anche per il sentire comune, che uno va su e dice “si fa così, si fa cosà”. fosse anche che il così cosà sia la cosa più sacrosanta di questo mondo.

        2. mike

          secondo me, antonio, il papa attuale sta affrontando/vivendo il pontificato più difficile in 2000 anni. e ad essere sincero credo che sia il Petrus Romanus della profezia di malachia. ci sono parecchie, troppe cose…

          1. Giulio Dante Guerra

            Lasciamo da parte lo pseudo-malachia. Il santo vescovo di Armagh non fece mai profezie sui papi futuri. Se l’avesse fatta, S. Bernardo, che ne tessé l’elogio funebre, ne avrebbe parlato. La “profezia” è opera d’un monaco del XVI secolo, che aveva fatto sue personali “elaborazioni” delle profezie escatologiche dell’Antico e Nuovo Testamento, ma non le poteva pubblicare a nome suo, per non essere inquisito per “libero esame” delle Scritture. In ogni caso, Francesco, parlando dalla loggia di S. Pietro subito dopo l’elezione, si definì “il Papa venuto dalla fine del mondo” (in senso geografico), non “il Papa della fine del mondo” (in senso cronologico ed escatologico), come dovrebbe essere il “Petrus Romanus” della “profezia”. E, per giunta, non si chiama Pietro, ma Giorgio Mario, e non è romano, ma argentino oriundo piemontese. Non dimentichiamo, poi, che: la data della Parusia ha da restare “segreta”, a detta di Nostro Signore, fino a “segni nel sole e nella luna”, che per ora non si vedono; di anticristi, poi, a detta di S. Giovanni, ce ne sono stati – Robespierre, Hitler, Stalin, tanto per citarne tre – e ce ne saranno parecchi, nel corso della storia della Chiesa. E non ci è dato sapere quale sarà quello “definitivo”.

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