
Paradisi virtuali
Per il popolo di sinistra, l’Emilia-Romagna è sempre stato il luogo sacro, l’isola felice. «Si respira aria diversa» si diceva in una sorta di sogno onirico. Considerazioni frutto di un’utopica percezione della realtà? Discuto con chi ci ha vissuto per capire. Paola Turroni, compagna atipica, mi spiega: «Ora risiedo a Milano ma ho vissuto sei anni a Cesena. Mi capita spesso di sentir definire la città meneghina come una città di destra, chiusa. È un luogo comune che impigrisce uno sguardo più attento. Mi sento di affermare che nonostante la giunta, c’è molta più sinistra reale a Milano che nella rossa Romagna».
Eppure la famosa diversità delle regioni rosse, non sarà soltanto un abbaglio ideologico…
«La verità è che lì sono per la maggior parte tutti ricchi e satolli, e questo inevitabilmente li acceca. Non solo i governanti, dico anche i cittadini, sono lontani dal contatto con la realtà del mondo. Non c’è luogo in Italia che assomiglia di più alla provincia americana. Ho sempre trovato contraddittorio il fatto che i comuni rossi fondino il loro benessere, la loro rappresentanza, su villette a schiera, ipermercati e multisale. Insomma meglio la Milano di Albertini?
«A Milano si vede anche il mondo sporco e cattivo, questo permette un confronto diretto con la resa e la lotta che ogni giorno si è costretti a fare senza nascondersi, rischiando l’una o l’altra…».
Vogliamo negare che a Cesena come in tutta l’Emila Romagna il tenore di vita sia nella realtà di ottimo livello?
«Sì, a Cesena è bellissimo, il mare e le colline, un ritmo di vacanza tutto l’anno, il cibo genuino. Ma questo non è il mondo, e non possiamo stringerci nel bello e ignorare il male. In quella provincia oggi, si rischia l’indifferenza, il cinismo, la pigrizia».
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