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Parole perse / Certezza. Noi moderni disillusi e l’irrinunciabile rischio di fidarci

Di Pier Paolo Bellini
05 Giugno 2024
Siamo esseri incerti che necessariamente si fidano, senza saperlo, di altri uomini (a loro volta incerti), nella certezza ultimamente infondata che tutto questo generi un sistema certo
Una scena di “Decalogo 1” di Krzysztof Kieślowski
Una scena di Decalogo 1 di Krzysztof Kieślowski

«L’unica possibile certezza è l’incertezza»: perfetto, sardonico gioco di parole con cui Zygmunt Bauman fotografa la modernità. Eppure, la domanda permane oggi come ieri, sotto il cinismo dilagante: come fare a “essere certi”? Sotto sotto, è una aspirazione di chiunque. Rivolgiamo la domanda ai “sapienti”, agli osservatori dei nostri comportamenti: ciò che colpisce di più è che, nonostante tutto, ciascuno di noi deve necessariamente “fidarsi” di tantissime cose. Niklas Luhmann considerava la fiducia come un dato di fatto irreversibile: senza di essa l’individuo non potrebbe neppure alzarsi dal letto, verrebbe assorbito da una paura indeterminata e da un panico paralizzante. Ma fiducia in cosa? Nel sistema: una “fiducia sistemica”. Anche il più radicale dei disillusi deve fare affidamento sul fatto che all’interno del sistema esistano sufficienti controlli di affidabilità, e che questi controlli «funzionino indipendentemente dalle strutture motivazionali di ognuno dei partecipanti», in ...

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