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Parole perse / Colpa. Il problema di essere buoni se non c’è nessuno che ci perdoni

Di Pier Paolo Bellini
02 Novembre 2023
Da quando la colpa è divenuta un “affare interno”, tra me e me, dominano l’ansia, l’autosorveglianza, l’autostima come preoccupazione di ogni azione, la terapia al posto della comunità perduta
Foto di K. Mitch Hodge per Unsplash

Gli antichi greci erano molto sensibili (quasi assillati) dalle “colpe”: avevano creato un mito per ciascuna di esse e le avevano attribuite alle diverse divinità. Anche noi moderni abbiamo questa mania, ma è un po’ diversa. Il mondo arcaico era dominato dalla paura del giudizio degli dei e della riprovazione della società, cioè sentiva la necessità di definire un legame tra la dimensione “interna” e quella “esterna” della colpa. Questo nesso (o la sua stessa urgenza) è saltato: sono diventati mondi non comunicanti.

Noi moderni siamo soliti rivendicare il percorso esterno ogniqualvolta succede un disastro o una tragedia (dal treno che deraglia all’inondazione): dobbiamo trovare, appunto, il “colpevole” per ristabilire la tranquillità (i romani lo chiamavano capro espiatorio, un ovino disgraziato, a caso, che si caricava involontariamente delle colpe altrui). Se siamo inquieti è perché sicuramente qualcun (altro) ha sbagliato: punita la co...

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