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Parole perse / Trascendenza: la nostra urgenza strutturale che il Metaverso può solo ingannare

Di Pier Paolo Bellini
23 Aprile 2022
Il corpo, la carne, stanno diventando un bel problema e la tecnologia sembra fatta per risolverlo. Si potrà annusare cibi, toccare tessuti da acquistare, fare sesso a distanza. Tutto a posto?
Totò Totò e Ninetto Davoli in “Che cosa sono le nuvole?” di Pier Paolo Pasolini
Totò e Ninetto Davoli in Che cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini

La via moderna alla realizzazione è tutta in una “ascesi intramondana”, osservava Max Weber. Il gioco, dunque, è tutto nel mondo: “tutto mondo”. E basta.
Dobbiamo osservare che il secolo breve che ci siamo lasciati alle spalle si è presto accorto che questo mondo è stretto, piccolo e anche brutto: ci siamo accorti che il richiamo allo spazio, al respiro dell’anima è necessario, che la trascendenza non è un gioco per credenti, ma una necessità dei polmoni. La trascendenza quindi (che ci sia qualcosa oltre il mondo, cui siamo vincolati) è una urgenza strutturale.
Qui un nuovo, recente paradosso, che i colleghi sociologi chiamano “trascendenza immanente”: potremmo chiamarla “trascendenza che non spicca il volo”, trascendenza che decolla per tornare in un altro posto, vicino o lontano ma pur sempre terreno. Una trascendenza “sintetica”. Una parola persa.
L’industria culturale americana è stata la fabbrica di questa trascendenza moderna, un tragico circolo vizioso in cui si arriva ad annusa...

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