Partiti, becchini e speranze

Di Schneider Luca
23 Giugno 1999
Amicus/Hostis

ll proporzionale è sempre stato un galantuomo, invita sempre tutti, indica i vincitori, riprende i perdenti, ridicolizza i ridicoli. All’abbuffata maggioritaria, sempre manca quella certa, nitida percezione propria, quell’indicazione chiara con la quale confrontarsi e magari dichiarare poi, dopo la disfatta, che “gli italiani non hanno capito”, come molti politici hanno fatto. Con un sano sbarramento del 5% rimarrebbero in vita 5 partiti, il massimo della democrazia diretta. Nella odierna situazione solo una sciagura potrebbe abbattersi sul Polo, il ricongiungimento dei due becchini strutturali: Buttiglione e Segni; che almeno il loro lavoro lo facciano uno di qua e uno di là. D’altra parte, l’istinto depressorio-suicida di Fini ha già avuto il sopravvento nell’imbarcare Segni, rigettiamo almeno Buttiglione che capisce poco di politica – ma questo sin da giovane – e si appaga della conoscenza di almeno 6 lingue europee (Sgarbi, di lingue ne conosce di più). Un grazie a Emma, vuol dire che una persona e un’idea hanno ancora spazio nel nostro paese. Un bel voto contro il partitismo ostentato nell’elezione di Ciampi, un voto di protesta per la dignità di una storia che raccoglie quel 10% di voti che in ogni paese occidentale è riservato alla protesta contro il potere e lo stato, un voto libertario e antistatalista. Per noi una sfida il libertario, una speranza condivisa l’antistatalismo.

Un ultimo pensiero per D’Alema. Il freddo calcolatore non ha perso solo nelle percentuali (quello è il meno), ha perso una prospettiva; voleva diventare la nuova Dc, si è trovato come il vecchio Psi; ironia della sorte. Gli auguriamo di non correre il rischio della seconda rivoluzione giudiziaria.

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