
Passare dal Welfare State al Welfare mix
Si fa presto a dire Europa. Se per un cittadino qualunque Roma sembra lontana, lo è ancora di più Bruxelles, perché a livello europeo c’è una burocrazia tale per cui il cittadino difficilmente riesce a risolvere i propri problemi e ad avere risposte adeguate.
A tal proposito sarebbe utile riprendere un articolo della professoressa Lorenza Violini che mette in luce come il problema della sussidiarietà sia connesso con un sistema di welfare mix che può nascere innanzitutto nel settore del welfare tradizionale per poi estendersi a tutta la società. Ma che cosa vuole dire welfare mix? Vuol dire che nella scuola, nella sanità, nell’assistenza ci devono essere agenti misti, statali, privati e non profit, capaci di proporre offerte alternative. Si deve avere la possibilità della libera scelta, che è garantita dal fatto che le tasse possono diventare o spesa pubblica, o detrazione o deduzione, così che il cittadino può esercitare veramente questa libera scelta. La professoressa Violini mostrava come nei possibili rapporti tra Stato e realtà private, private sociali, possano esistere diverse forme di organizzazione. Una sussidiarietà per progetti, la valorizzazione delle iniziative dei privati, la ridistribuzione delle risorse senza l’ostacolo dell’apparato burocratico, il voucher piuttosto che il buono, piuttosto che deduzioni e detrazioni fiscali, ecc. Parlare di effettiva libertà di scelta a livello di Stato, Regione, Europa, vuol dire poter scegliere tra realtà costruite da aggregazioni ideali. Questa possibilità esisteva paradossalmente cento, duecento anni fa, quando c’era un sistema di detrazioni, in diversi Stati, tale per cui questi enti potevano funzionare e avvantaggiavano i poveri. Oggi che tutto è definito dalla legislazione, la norma deve avere questo tipo di ampiezza per permettere quello che allora avveniva pur in una società molto più povera. Si deve avere questa possibilità di scelta, fino ad oggi realizzata solo in Lombardia, attraverso l’utilizzo dei voucher per settori quali scuola e assistenza e, parzialmente, sempre in Lombardia, nel settore della sanità dove è permessa la libera scelta tra privato e pubblico. A livello statale tutto questo non è ancora avvenuto, perché la riforma della scuola non ha sviluppato la questione della parità. Certo, un nuovo elemento, molto importante, è la motivazione con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il referendum proposto da Rifondazione Comunista contro i finanziamenti alle scuole non statali, stigmatizzando il fatto che le scuole private, all’interno di un sistema scolastico paritario, non possono e non devono avere profili discriminatori, nemmeno di ordine concettuale e devono essere inserite a pieno titolo nel sistema scolastico nazionale, con tutte le conseguenze normative che realizzano un sostanziale regime di parità. Credo che questo possa costituire il punto di partenza per una reale democrazia e non un favore ai cattolici, un passo importante perché lo Stato sia veramente liberale.
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