Pellegrini all’alba. Mai “arrivati”

Vanno, quei nostri figli, in silenzio tra i campi della Bassa. Ma il loro non è un camminare soltanto, è un andare “verso” qualcuno

Un’alba di fine estate a Milano. C’è il sole, ma appena meno raggiante, e appena più pallido l’azzurro del cielo. Settembre: si ritorna, si ricomincia.

Una banda di una quarantina di ragazzi si è ritrovata molto presto ad Assago, all’estrema periferia sud. Vanno: lungo le arterie asfaltate che si dipartono come gangli dalla metropoli, e poi nei campi, dove incomincia la grande pianura, ancora verde e robinie e rogge – la Lombardia, com’era.

Vanno. Mi arriva un video su Whatsapp. E per un attimo mi pare di essere lì con loro, pellegrini all’alba verso Trivolzio, da Riccardo Pampuri, medico santo di inizio Novecento. Conosco quell’andare, l’ho vissuto verso Santiago, verso Caravaggio. Non è semplicemente un camminare, è un andare “verso” qualcuno. Come un tornare da chi ci è caro.

So bene, mi è rimasto indelebile nella memoria, di quelle mattine, il profumo della terra umida dopo la notte, e dell’erba. So il silenzio che ti si allarga...

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