Perché?

Di Fabio Cavallari
13 Maggio 2004
Se l’intera umanità, improvvisamente, si chiedesse «perché?»

Se l’intera umanità, improvvisamente, si chiedesse «perché?», nel giro di poco tempo, saremmo qui ad interrogarci sulle finalità della rivoluzione che ha preso piede nella nostra società. Il quesito è di quelli importanti, varrebbe la pena porselo sempre. Sia al cospetto di temi oggettivamente pregni di contenuti, sia in presenza delle piccole cose. è così che, di prima mattina sulla strada che mi porta al lavoro, m’imbatto in uno di quei cartelloni pubblicitari che anche da assonnato riescono a disturbarti il risveglio. «Alla fiera di Luino, sarà presente Costantino». Foto gigantesca del prodotto mediatico del duo De Filippi-Costanzo. Perché? Perché nella società moderna si materializzano queste forme di spettacolarizzazione di massa fondate sul nulla? Immediatamente penso alle figure del burattinaio, della vittima e del mostro. Il burattinaio è Costanzo, la vittima proprio il ragazzo con petto prospiciente e il mostro, il pubblico alienato e passivo. L’errore valutativo è lì a portata di mano, facile caderci demagogicamente, più facile ancora essere risucchiati dalla retorica buonista di certe analisi snob e qualunquiste. Rifletto lasciando la domanda aperta: perché? L’unica conclusione che mi permetto di trarre risiede nella certezza di un’assenza. L’assenza della cultura come educazione, come contraddizione non risolta, come istanza di chiarezza. Non servono sermoni pedagogici o un altro giro Tv sulla giostra della bassa psicologia da salotto. No, l’antidoto alla gigantesca farsa, alla strutturazione del pensiero debole, alla lievitazione mediatica del mostro è rappresentato unicamente dall’educazione. Fare cultura, smuovere conoscenza e sapere deve divenire l’imperativo per tutti coloro che hanno deciso di non rassegnarsi alla vittoria dei burattini e dei mostri che campeggiano indisturbati sopra le nostre teste.

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