
Perché il gusto non si siede
Per curiosità o forse anche per dovere si può andare in un museo. Ma è per piacere che si torna, si sosta, si attraversa il ponte. Per questo alla Triennale Design, aperta dal 7 dicembre scorso, ci torneremo spesso da questa colonna. Oltre il ponte sospeso che contemporaneamente separa e unisce il Design dal resto della Triennale c’è uno spazio unico nell’esserci e nel mutare. Perché l’esposizione è pensata per cambiare ogni 12-18 mesi e porta in dote una peculiarità tipica in ogni museo di design. Non contiene pezzi unici, ma gli esemplari di una creatività italiana che si può avere in casa ancora oggi, srotola sapientemente i moduli di uno stile che rivive negli oggetti, nei colori e nei materiali che rivedi sfogliando giornali. Fa sentire a casa allora entrare e ritrovare il Nano da giardino di Kartell che si ha ai piedi del letto; la poltrona Martingala disegnata da Zanuso per Arflex negli anni Cinquanta, la simpatica Eclissi di Vico Magistretti per Artemide che nel 1965 ha tolto la polvere al concetto di abat-jour. La Triennale Design che vive oggi risponde alla domanda, “cos’è il design” e lo fa esplorando le sette “ossessioni” dei designer italiani, intesi come i sette sogni ricorrenti condivisi dai progettisti. Più che una catalogazione, un viaggio che mentre si fa si immagina di poter continuare. Noi qui lo continuamo, a modo nostro, aggiungendo dei pezzi a una di quelle affascinanti ossessioni: i grandi borghesi e la sacralità del lusso.
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