Perché il post-comunismo fallì

Di Rodolfo Casadei
07 Luglio 1999
La sinistra non è più un modello perché, persa la legittimazione dell’ideologia, è solo potere. Forza Italia vince perché ha capito questo e interpreta la domanda di libertà della gente. E i Ds reagiscono come il vecchio Pci: criminalizzano gli avversari. Intervista a don Gianni Baget Bozzo

Don Gianni, cosa significa il risultato di Bologna? Pesa di più la disaffezione dell’elettorato di sinistra oppure la novità intrinseca di Guazzaloca?

Ambedue le cose. Il fatto di vedere in Piazza Maggiore a Bologna la gente che grida “chi non salta comunista è”, mi ricorda il 25 aprile 1943, la caduta del fascismo: anche stavolta è la caduta di qualcosa, la caduta della sinistra come modello sociale e politico nel luogo in cui si presentò come tale. Il post-comunismo ha fallito lì dove il comunismo era riuscito. Ciò mostra un cambiamento radicale, perché significa che la sinistra post-comunista non è più legittimata dalla sua tradizione, e quindi non ha più un fondamento permanente. Viene scelta in funzione di quello che offre, c’è una democratizzazione del voto di sinistra che punisce la dimensione post-comunista dei Ds e lascia disponibili i voti ad altre soluzioni, magari domani anche a una sinistra diversa: è possibile. D’altro lato credo che anche il fatto di Guazzaloca abbia avuto un senso proprio come l’uomo che esprimeva questa ribellione.

Due mesi fa Berlusconi e Forza Italia erano dati per morti, poi è cambiato qualcosa e adesso sono sulla cresta dell’onda. Come si spiega questa resurrezione?

Per la verità questa è una morte e resurrezione continua. Tutte le volte che Berlusconi e Forza Italia sono dati per morti, poi restano in vita: non è la prima volta. La verità è che il vasto consenso a Forza Italia non è dovuto a Forza Italia come tale, ma alle energie che essa libera proprio perché ha mantenuto una ferma posizione anticomunista, che è la radice del suo successo. F.I. ha capito che la sinistra in Italia non poteva tenere, non avendo essa più la sua ideologia, il suo radicamento, e dovendo ridursi semplicemente a un grande aggregato di potere. Forza Italia esprime un riflesso vitale: è rigetto della sinistra, ma è anche domanda di libertà. I due fatti coincidono sostanzialmente: la libertà è stimolata dal sentimento dell’arroganza dell’egemonia dei post-comunisti e della maggioranza che ad essi fa capo. F.I. è una forza che nasce dalla gente più che dal partito stesso. Tuttavia il fatto che il partito sia esistito ha permesso di organizzare ovunque un radicamento, e il fatto positivo di queste elezioni è che ora finalmente il radicamento esiste, e Forza Italia non è solamente Berlusconi.

Come reagirà la sinistra ai successi del Polo?

Viviamo un regime post-comunista che tende a un solo scopo: rendere impossibile l’alternativa per mantenere il suo controllo sul potere politico e istituzionale. Questo potere post-comunista ha grandi radicamenti nel mondo della cultura e del grande capitale italiano, che da sempre ha flirtato con la sinistra cercando accordi formali o informali. La dimensione di democrazia controllata in cui viviamo rende possibili tutte le frodi. Vedo che sono già cominciate le pressioni contro gli spot televisivi, perché F.I. ne abbia quanto la Lista Dini, vedo che viene ripresa la questione del conflitto di interessi, vedo il pentito Cangemi che dice che Berlusconi e Dell’Utri hanno organizzato l’attentato a Falcone e Borsellino. Ma sono manovre disperate. I comunisti danno sempre la colpa delle sconfitte ad altro che a loro. Negli anni Cinquanta le sconfitte del PCI dipendevano dalle trame delle forze della reazione, oggi dipendono dagli spot televisivi. Non è mai un uso, è sempre un abuso che determina la sconfitta comunista: se le cose fossero regolari, i comunisti vincerebbero sempre. Su questo punto la mentalità comunista e la mentalità post-comunista coincidono. Con l’unica differenza che la seconda è più subdola: riesce ancora a intercettare i voti di tanti buoni cattolici, come per esempio a Padova per Zanonato.

Cosa farà ora Forza Italia di tutti i voti che ha preso? Non c’è il pericolo che finiscano nel freezer?

La volontà della maggioranza certamente è questa. D’Alema considera il fatto della vittoria di F.I. come non avvenuto. Ci sarebbero ragioni sufficienti per indire nuove elezioni, nell’interesse del paese. Non sono certo che F.I. vincerebbe, ma almeno le urne cancellerebbero il fatto che D’Alema è andato al potere senza il passaggio elettorale. Ma non ci daranno le elezioni, perciò comincerà una lunga marcia dentro le istituzioni durante la quale tutto può accadere, anche che i voti dell’opposizione siano messi in salamoia.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.