Perchè la linea Udc dell’appeseament con l’Ulivo non puù durare

L’opposizione ha votato il disegno di legge sulla missione italiana militare all’estero. Lo ha fatto per mantenere l’unità della politica estera italiana in un caso specifico: la presenza di un contingente militare italiano nell’Isaf e nella missione Enduring Freedom in Afghanistan. Sarebbe stato possibile anche un voto contrario. E sarebbe stato motivato anche dal fatto che il ddl comportava in più il ritiro dall’Irak in termini assai diversi da quelli negoziati con la coalizione dei volenterosi da parte del governo Berlusconi. Votando a favore del ddl, è sembrato che la Casa delle Libertà individuasse una continuità tra la politica estera del centrodestra e quella dell’Unione. Non è così, perché il governo Prodi esclude impegni in Afghanistan, come l’invio di aerei da caccia e l’aumento del contingente, il suo dislocamento anche nel sud-est, ancora in mano ai talebani. Si limita a congelare l’operazione iniziata dal governo di centrodestra, senza domandare se la riduzione dell’impegno militare rispetto ai termini previsti non pregiudichi la lotta al terrorismo e la solidarietà con gli alleati.
Questa non si può proprio chiamare continuità, e neppure il fatto che fra le dichiarazioni del ministro degli Esteri vi fosse anche una critica radicale dell’intervento in Irak non ha indotto il centrodestra ad adottare il voto contrario o l’astensione sul ddl. Eppure Berlusconi aveva dichiarato che la sua coalizione non avrebbe votato a favore del governo nemmeno in politica estera, quando esso appariva non avere la maggioranza in Senato. A favore del ddl concorreva il fatto che l’appoggio della Casa delle Libertà avrebbe motivato maggiormente i voti contrari dei pacifisti della sinistra radicale. Inoltre la decisione dell’Udc di votare a favore, in continuità con la politica del precedente governo, ha messo Forza Italia dinanzi alla questione se convenisse cedere sulla linea dell’opposizione totale e seguire l’Udc, oppure mantenerla al prezzo di spaccare l’unità della coalizione.
È questo il rischio che ha spinto Berlusconi a mutare avviso e tutta la Casa delle Libertà ad approvare il ddl. Che il governo Prodi riesca a durare più di cinque anni con le attuali posizioni di forza in Senato sembra difficile; anche perché il dissenso tra Ulivo e sinistra antagonista può manifestarsi su tutti i temi, non solo sulla politica estera. Il pericolo per la Cdl è che, se prevalesse il criterio dell’Udc di votare le posizioni dell’Ulivo quando esse divergano da quelle della sinistra antagonista, venga meno l’opposizione in sé, e che il centrodestra divenga una minoranza subalterna e di riserva. Per l’Udc questo non sarebbe un male assoluto, perché parte del partito ritiene di poter essere associata al quoziente democristiano della maggioranza di sinistra. Ma per Forza Italia scegliere la subalternità è rischiare lo smarrimento del popolo del centrodestra che Berlusconi ha ricompattato alle ultime elezioni. Il suo interesse è piuttosto spingere l’Ulivo alla crisi di governo, aprendo così la strada delle elezioni anticipate o della grande coalizione.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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