Perché l’Ue (come Berlusconi) deve allearsi agli Usa

Di Gianni Baget Bozzo
14 Giugno 2001
L’Italia del governo Berlusconi sarà finalmenteamerikana. Il soccorso atlantico è necessario contro l’assedio delle socialdemocrazie europee. Ma soprattutto contro la minaccia nichilista dei rogue States d’ideologia talebana

Lungo governo Berlusconi, per i tempi di gestione e per il numero dei membri. Ma probabilmente lungo anche per il tempo di durata. Quella che ne esce è un’Italia diversa: diversa dall’Italia del centrosinistra, ma anche dall’Italia democristiana della prima repubblica. L’alleanza americana fu per ambedue le stagioni una necessità e non un piacere. Il governo Berlusconi nasce francamente amerikano, lo si vede nei titolari degli esteri, della difesa, nella politica dell’ambiente. Assediata dalla socialdemocrazia europea, la democrazia italiana ha cercato il soccorso atlantico non contro l’Est europeo ma contro l’Ovest europeo. Lo fa in un momento in cui la socialdemocrazia conduce l’Europa in pezzi, incapace di decidere qualcosa sull’allargamento a Est, sia per continuarlo che per abbatterlo o svuotarlo, e la Nato si è estesa facilmente ad Est e può facilmente estendersi ancora, purché non tocchi lo spazio imperiale russo. Ciò significa che, per la costruzione dell’Europa, la componente americana sarà più importante della componente europea. Il contributo italiano sarà certamente quello di avvicinare le posizioni europee a quelle americane, ma Berlusconi non è il solo esponente del centrodestra europeo ad aver capito che è necessario comprendere che la difesa missilistica ha un senso nei confronti dei rogue States; che cioè l’Occidente è di fronte ad una guerra ideologica che ha il suo vertice nel mondo islamico ed è equipaggiata con armi distruttive di massa ed intende usarle. Chirac ha cominciato a fare qualche accenno sul missile antimissile. Lentamente si comprende che sarà la frangia religiosa del mondo, quella islamica e non quella ideologica, comunista, a porre i maggiori problemi all’Occidente. I cinesi non hanno una dimensione nichilista e distruttiva nella loro cultura tradizionale, anche se hanno ucciso a milioni, nella cultura islamica esiste una precisa volontà nichilista: l’annullamento dell’avversario non è finalizzato, come nella società comunista, alla costruzione di una società razionale, l’annientamento del non credente è infine nella coerenza islamica un bene in sé. E ciò che ho cercato di dimostrare nel mio recente libro “La sfida dell’Islam” (Marietti). Questo è un fatto che domina la politica internazionale. Non è detto che accada il peggio nel mondo islamico, ma nemmeno bisogna dimenticare gli eventi che hanno avuto corso dalla rivoluzione iraniana del ’79 sino all’orrore dei talebani. Sembra che il cristiano debba rinunciare al concetto di avversario e diventare un partigiano della sottomissione. La non violenza gandhiana aveva un senso con gli inglesi, non ha senso con i talebani. Lepanto che salvò il Mediterraneo da 25 anni di saccheggio islamico fu un atto anticristiano? La neognosi cristiana sostiene di sì. Benvenuto Mr. Bush.

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