Perché adesso la fine del mondo può attendere

Di Leone Grotti
20 Febbraio 2022
Salvare il pianeta non è più una priorità, e anche Greta Thunberg parla meno, da quando la drammatica attualità ha fatto irruzione nella retorica della lotta al cambiamento climatico
Proteste per l'ambiente e contro i cambiamenti climatici a Berlino

Proteste per l'ambiente e contro i cambiamenti climatici a Berlino

È da un po’ di tempo che Greta Thunberg non lancia i suoi strali contro i potenti a difesa dell’ambiente. Sono stranamente silenziosi i Fridays for Future, a parte qualche timida intemerata contro il green carpet dell’Eni a Sanremo. La lotta al riscaldamento globale, insomma, è lentamente sparita dalle priorità mondiali e gli echi della Cop26, ultima occasione per «salvare il pianeta», sembrano lontanissimi. Una ragione ovviamente c’è ed è semplice: è l’attualità, dai rincari monstre delle bollette alla crisi russo-ucraina, a spazzare via tanti “bla bla bla” dall’effetto mediatico assicurato ma dalla scarsa concretezza.

Dalla fine del mondo alla fine del mese

Mai come in questo momento i cittadini europei si sono resi conto che la battaglia per l’ambiente, passando da temi non secondari come l’approvvigionamento energetico e lo stravolgimento dell’industria, tocca non solo il portafogli ma anche la sicurezza del Vecchio Continente. Fare retorica sulla fine del mondo è sempre sconsigliato quando subentra con prepotenza il tema della fine del mese.

Come annunciato dall’Arera, «pur con gli interventi del governo, nel primo trimestre del 2022 sul primo trimestre 2021 si è registrato un aumento del 131% per il cliente domestico tipo di energia elettrica (da 20,06 a 46,03 centesimi a kilowattora) e del 94% per quello di gas naturale (da 70,66 a 137,32 centesimi per metro cubo, tasse incluse)». Per non parlare del prezzo della benzina, al massimo storico dal 2012. A rischio, come nota il Corriere, sono «in prima battuta le attività produttive».

Le responsabilità del Green Deal

Non è un caso, insomma, che il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, abbia annunciato una nuova «spinta sulle rinnovabili, ma la priorità è tutelare anche i posti di lavoro». Mesi fa, quando l’incanto ambientalista riempiva le piazze e i titoli dei giornali, l’aggiunta non l’avrebbe fatta, ma oggi tutti hanno compreso che è necessaria: abbattere le emissioni di CO2 è buona cosa, ma se fatto troppo velocemente può essere disastroso.

Anche se si cerca di negarlo, infatti, l’aumento del costo dell’energia ha molto a che fare con il Green Deal varato dall’Unione Europea. Come spiegato dall’Economist, il sistema Ets dell’Ue ha fatto schizzare alle stelle il prezzo dei permessi inquinanti, «che i produttori di carbone devono comprare per emettere Co2. E se viene bruciato più carbone per compensare la mancanza di gas naturale, l’aumento della domanda per i permessi farà aumentare anche il loro costo». E come spiegato su Tempi da Bjorn Lomborg, le cose andranno prevedibilmente sempre peggio.

La crisi ucraina e il nodo sicurezza

La crisi russo-ucraina ha aggiunto un altro tema che rende poco consigliabile esprimersi sull’ambiente e sull’energia solo dal punto di vista retorico: quello della sicurezza. L’Europa importa i due terzi del gas naturale che consuma e il 41 per cento proviene dalla Russia. Questo è il motivo principale per cui l’Ue, al contrario degli Usa che sono indipendenti dal punto di vista energetico, si è guardata bene dal fare la voce grossa con Vladimir Putin.

Il rischio di ritrovarsi impotenti e succubi sulla scena internazionale ha spinto Emmanuel Macron a lanciare un grande piano per dotare la Francia di 14 nuove centrali nucleari al 2050. Pur riconoscendo l’importanza delle rinnovabili, il presidente francese ha candidamente ammesso che non possono bastare.

Greta può attendere

Gli ambientalisti duri e puri avranno storto il naso, ma se si vuole combattere i cambiamenti climatici senza compromettere sicurezza e industria è necessario scendere a compromessi. E sono proprio i compromessi che i paladini dell’ambiente à la Greta non accettano. Quando e se la crisi energetica e quella russo-ucraina passeranno, i fan di Frankie il dinosauro potranno tornare sulle prime pagine con le loro roboanti reprimende. Per il momento, sono costretti a restare defilati. La fine del mondo può attendere.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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