Perché lo scontro sull’Istituto Giovanni Paolo II riguarda tutti i cattolici

Di Redazione
27 Settembre 2019
Una sintesi del caso scoppiato intorno all'accademia sulla famiglia fondata dal Papa santo e da Caffarra. La cacciata dei teologi morali e l’accusa di aver «tradito Wojtyla»
Papa Francesco con monsignor Vincenzo Paglia

Articolo tratto dal numero di settembre 2019 di Tempi.

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Non è un caso se certe tensioni in atto nella Chiesa – in special modo quella tra “ortodossi” e “progressisti”, per usare una semplificazione in voga tra i giornali – si siano sovraccaricate intorno alle sorti dell’Istituto Giovanni Paolo II. Da quando fu creata, nel 1981, questa accademia è sempre stata la punta di diamante del mondo cattolico nell’elaborazione scientifica, filosofica, teologica e morale su alcuni fra i temi più roventi dell’attualità: matrimonio, famiglia, bioetica. Del resto Karol Wojtyla volle fortemente la nascita di questa scuola universitaria e la affidò personalmente a Carlo Caffarra, primo preside dell’Istituto, proprio perché «verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia», come ebbe a ricordare più volte lo stesso Caffarra, citando le parole di suor Lucia di Fatima.

Ebbene, da un paio d’anni è cominciato un cambiamento dell’Istituto che, alla luce degli ultimi sviluppi, diverse voci autorevoli non hanno esitato a definire «tradimento dell’eredità di Giovanni Paolo II».

Con motu proprio, nel 2017 papa Francesco ha soppresso il “Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia” sostituendolo con il “Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia”. Una decisione motivata dal Papa con la necessità che «nella riflessione sul matrimonio e sulla famiglia non vengano mai meno la prospettiva pastorale e l’attenzione alle ferite dell’umanità», in accordo con le istanze contenute nella sua esortazione Amoris laetitia, pubblicata dopo i due Sinodi sulla famiglia.

Qualche animo si è subito allarmato, anche per via della confusione che si era già diffusa fra i cattolici in seguito proprio all’uscita di Amoris laetitia, o meglio all’avanzata di certe interpretazioni che leggono nel documento una «rottura col passato», un balzo della Chiesa verso l’adattamento alle pretese del mondo, in particolare su divorzio e omosessualità.

Il gran cancelliere del nuovo Istituto, il vescovo Vincenzo Paglia, e il preside Pierangelo Sequeri hanno sempre assicurato che la loro intenzione è non di stravolgere, bensì di ampliare il perimetro degli insegnamenti e della ricerca per includervi le più aggiornate scienze umane e sociali. A scatenare lo scontro aperto, però, è stata l’approvazione questa estate degli statuti e dell’ordinamento degli studi dell’Istituto.

Papa Benedetto XVI con monsignor Livio Melina
Una foto dell’udienza privata concessa da Benedetto XVI a monsignor Livio Melina l’1 agosto scorso, subito dopo il licenziamento di quest’ultimo dall’Istituto Giovanni Paolo II

Sono vari i punti contestati. Quello che sicuramente ha maggiori implicazioni per tutti i cattolici è il licenziamento di alcuni docenti “di peso”, tra i quali monsignor Livio Melina (già preside dell’accademia) e padre José Noriega, motivato dal fatto che nell’offerta formativa aggiornata e ampliata non è più prevista la loro materia, teologia morale. Mentre è prevista una cattedra per don Maurizio Chiodi, teologo che fa discutere per le sue posizioni distanti dalla tradizione su aspetti cruciali come la contraccezione.

Il problema, si può dire, è che la teologia morale è una (se non la) pietra angolare dell’Istituto, nella visione di Wojtyla e di Benedetto XVI, che lo ebbe a propria volta molto a cuore: fulcro della sua attività e visione sono le encicliche Veritatis splendor (san Giovanni Paolo II) e Humanae vitae (san Paolo VI), e dunque la convinzione che esista una verità e che essa sia conoscibile, e che gli uomini, pur nella loro fragilità, con la grazia di Dio possano contemplarne e seguirne tutto lo splendore, implicazioni morali comprese.

Vale la pena di sottolineare un’ultima cosa. Noriega e Melina sono gli studiosi che hanno prodotto il massimo sforzo dentro la Chiesa per interpretare la Amoris laetitia in continuità con il magistero precedente. All’inizio del 2017 Melina recensì per Tempi un «vademecum» per una «interpretazione legittima, coerente, feconda» dell’esortazione, tra i cui autori figura il professore Juan-José Pérez-Soba, intervistato in queste pagine.

Foto papa Francesco e Vincenzo Paglia: Ansa

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