Perché noi cristiani rispondiamo alla guerra con digiuno e preghiera

Cosa ne sappiamo della vita, della morte, di tutto ciò che esiste? Dove possiamo cercare la risposta al male se non in Dio, nel suo Figlio, che è risorto dopo aver dato la vita per noi sulla croce?

Mi hanno sempre colpito la popolarità e l’immediatezza delle immagini verbali di papa Francesco: «Chiesa in uscita», «Chiesa ospedale da campo», «la Chiesa non è una Ong», «c’è una guerra mondiale a pezzi»… Danno un’idea che descrive bene e rimane nella sua concretezza. Quella della guerra mondiale a pezzi è particolarmente centrata e adattissima a indicare l’aspetto più drammatico del nostro presente. L’“operazione speciale” scatenata dalla Russia contro l’Ucraina ha determinato un conflitto che ha ormai quasi due anni; nel frattempo l’Azerbaigian ha fatto fuori il Nagorno-Karabakh, enclave armena della resistenza cristiana in Medio Oriente; è esplosa l’aggressione di Hamas a Israele, con tremenda e inevitabile risposta; in Africa ci sono quattordici guerre dimenticate da tutti; poi ci sono altri conflitti, nemmeno nominati, tra gli Stati e interni ad essi.

A quest’ultimo proposito basti pensare agli scontri prodotti dalle manifestazioni...

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