
Pericle
22 aprile ’99. L’ufficiale M.G.F. addestratore dei soldati in una scuola, propone alle sue reclute la lettura del discorso di Pericle dopo la vittoria dei greci sui persiani (in Tucidide, Hist. II).
Entusiasti facciamo nostri due passaggi: “E per vero, se noi amiamo affrontare pericoli con signorile baldanza (…) e con coraggio che non è frutto di leggi, ma di un determinato modo di vivere, abbiamo il vantaggio di non sfibrarci prima del tempo (…) Le medesime persone da noi si curano, nelo stesso tempo, e dei loro interessi privati e delle questioni pubbliche: poiché il cittadino che di essi assolutamente non si curi siamo i soli a considerarlo non già uomo pacifico, ma addirittura un inutile. Noi stessi o prendiamo decisioni o esaminiamo con cura gli eventi: convinti che non sono le discussioni che danneggiano le azioni, ma il non attingere le necessarie cognizioni per mezzo della discussione, prima di venire all’esecuzione di ciò che si deve fare”. Deduzioni strategiche:
– questi sono alleati: sia Pericle, sia l’ufficiale cui abbiamo affidato l’educazione scolastica dei nostri soldati.
– Noi ufficiali, che siamo nelle nostre piccole caserme (piccole rispetto al mondo), che come compito abbiamo quello di educare dei soldatini, ci chiediamo chi, in questo momento storico, tra i potenti della terra, i politici, gli storici, gli intellettuali, quelli che leggiamo, quelli che compaiono solo ogni tanto a dire la loro, chi ha questa “signorile baldanza (…) frutto di un determinato modo di vivere”.
Con noi, c’è solo il papa.
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