PETER PAN CATODICI

Di Caterina Giojelli
24 Febbraio 2005
Fabio, Andrea, Teo e affini

Fabio, Andrea, Teo e affini, ognuno col suo bel santo di riferimento, cloni della compagnia delle panchine sotto casa o della squadra di calcetto del quartiere. Volo, Pezzi, Mammucari: prossimi ai 40; ma classical trentenni con sindrome da Peter Pan. Sono i fantasisti del campo televisivo. Quelli che aspettano che te la portino lì, siglano azioni con estro bilanciato, volutamente mai eccessivo, alternando l’annoiata superiorità agli eventi di questo secolo col naturale cipiglio degli eterni ragaini. Sono l’alter ego maschile della ragazza della porta accanto, i paladini della normalità, dondolano sui fili di ragnatela tessuti dai signori dell’informazione e dei media trash. Collezionano accompagnatrici per un rapporto cerebrale, vaneggiano di “solo una bella amicizia” a commento di reportage sui loro appolipamenti notturni. Quando la trovano, la dolce metà assurge al ruolo di ufficio stampa, dal quale si diffondono gli amorevoli dossier clinici sulla psiche dell’uomo normale che tanto inchioda ai loro programmi. Giovani hanno abbracciato la trasgressione e la voglia di dire qualcosa. Poi hanno meditato la svolta. Disintossicati dalla febbre di vita, tagliati i capelli, raccolti i coetanei malati d’indecisione, partorito titoli di programmi ispirati dal panorama di una sigaretta sul balcone. Ci piacciono, perché tra tanti sguaiati amiamo l’apatia dei moderatamente simpatici.

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