
Giustizia penale, pronta una riforma “garantista” su carcerazione preventiva e processi
Più garanzie per l’indagato e procedure semplificate. In arrivo a gennaio, dopo i due decreti svuotacarceri, un nuovo disegno di legge sulla giustizia penale, frutto del lavoro della commissione ministeriale guidata dal magistrato Giovanni Canzio, ma che andrà a sovrapporsi, almeno in parte, ad alcuni provvedimenti già all’esame del Parlamento. A darne notizia è il Corriere della Sera, secondo il quale per il ministero della Giustizia «dal 6 gennaio tutte le date sono buone».
PIÙ GARANZIE PER L’INDAGATO. «Il primo passo riguarda il rafforzamento delle garanzie per l’indagato – spiega il Corriere – che potrà ottenere sempre (esclusi i reati di mafia e terrorismo) un colloquio con il difensore fin dall’inizio dell’esecuzione della misura cautelare in carcere». Mentre, ad oggi, il divieto può protrarsi anche per cinque giorni a partire dall’arresto, quale che sia il reato.
MISURE CAUTELARI IN CARCERE. «Il secondo passo, invece, si avventura su un terreno minato e per questo il governo ha scelto lo strumento della delega», prosegue il quotidiano di via Solferino. Il disegno di legge propone, infatti, «la garanzia della collegialità del giudice per l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere in fase di indagine e si rafforza tale garanzia con la previsione del diritto di essere sentiti prima che la misura cautelare sia emessa». Mentre oggi è il giudice per le indagini preliminari da solo a decidere sull’applicazione delle misure cautelari. Lo schema, inoltre, prevederebbe l’eliminazione del Tribunale del riesame limitando la possibilità di ricorso alla Cassazione.
RIMODULAZIONE GARANTISTA DEI PRESUPPOSTI. Quando il 7 gennaio la commissione Giustizia della Camera riprenderà i lavori, si porrà anche «il problema se accelerare il testo sulla custodia cautelare, già votato dai deputati, e inserirlo nel ddl di conversione del decreto carceri», fa sapere il Corriere. Il testo prevede una «rimodulazione garantista dei presupposti che fanno scattare la misura cautelare in carcere». La «pericolosità (reiterazione del reato e fuga)», infatti, «dovrà essere valutata anche con criteri di attualità e non solo in base alla gravità del reato».
SEMPLIFICAZIONE PROCESSI. Il disegno di legge prevede, infine, per evitare l’inutile dispendio di risorse ed energie, l’esclusione del diritto dell’imputato di proporre personalmente il ricorso in Cassazione, l’elevazione fino al doppio della pena pecuniaria in caso di inammissibilità del ricorso per Cassazione (da un minimo di 2 mila fino a 10 mila euro), l’archiviazione del procedimento se il fatto commesso è di gravità particolarmente bassa e, quando, nel patteggiamento si deve solo rettificare il tipo o la lunghezza della pena per errori di calcolo, la correzione sarà disposta anche d’ufficio dal giudice che ha emesso il provvedimento (mentre oggi è oggetto di ricorso ad altro giudice). Il governo «imporrà» anche ai giudici di scrivere «sentenze in maniera comprensibile e più ordinata».
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1 commento
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E se il ricorso lo fa un PM? E viene giudicato immotivato?
Dove sono le sanzioni in questo caso, che è molto più grave e dovrebbe prevederne di molto più pesanti, dato che un magistrato ha molta più cognizione di causa?