POCHE MA BUONE

Invochi la disintossicazione televisiva per dipendenza da realityshow, e vieni inscatolata in altra rubrica “formato reality”. Il direttore ti dà della bomba biologica, discorre della nostra epoca dove “chimere biofaustiane e azzeccazigoti illuministi” demonizzano lo sposalizio cristianamente inteso. Ti chiede di fotografare la piazza sul tema. La scoperta è che non sempre la Rodotà c’entra con tutto quello che è l’isteria femminile. Dal mensile Noidonne, in collaborazione con l’Istituto di marketing sociale, apprendiamo che il 27 per cento del campione osservato si sposa «per andare via dalla casa paterna», il 19 «per non restare sola», il 16 «per avere figli», il 12 «per farsi mantenere» e l’8 «per non essere estromesse dalle amiche sposate». Io rientro nello sparuto 14 che osa «per amore». Altro sondaggio Datamedia: siamo solo un 21,6 per cento a non volere estendere i diritti delle famiglie tradizionali alle coppie di fatto. Non so poi quali “pensieri predominanti” avrò alla vigilia delle nozze, ma non quelli del 28 per cento che afferma a Italia Donna «di essere totalmente presa dall’arredamento», nel 19 «di avere paura di avere sbagliato», né nell’11 che «pensa solo al viaggio di nozze», tanto meno nel 7 «al nome da dare ai figli». Ma nell’astensione al referendum, ti culli tutta nella maggioranza.

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