Poi dice che la stampa è contro Prodi

È una delle più grandi bufale che si siano mai viste. I responsabili storici della stessa esistenza dell’Agenzia delle Entrate e dell’Anagrafe tributaria telematizzata, ora che le potenziano fino a trasformarle in una delle macchine più orwelliane e senza alcun paragone in nessun paese al mondo – la frottola nella frottola infatti è che dicano che si tratti degli stessi controlli fiscali in atto negli Stati Uniti: lì ci sarebbe letteralmente la secessione, se a Washington qualcuno fosse così pazzo da emanare una direttiva per la quale tutte le aziende e gli esercizi commerciali del paese fossero tenuti a munirsi di apparati permanentemente online con l’amministrazione tributaria e la rendicontazione d’affari settimanale – sono proprio gli stessi signori che a un certo punto insorgono come un sol uomo, e puntano il dito accusatore contro Berlusconi e Tremonti che avrebbero commissionato controlli fiscali illeciti a Prodi e signora. È una panzana che non si è retta nemmeno per qualche ora, visto che gli stessi figli di Berlusconi sono stati oggetto di analoghe attenzioni. Ma ciò malgrado Corriere della Sera e Repubblica ci hanno intinto il biscotto con doviziosa passione, con paginate intere in cui le firme più autorevoli si diffondevano nella descrizione di quell’unica piovra di malaffare, corruzione e spioni che sarebbe cresciuta all’ombra del centrodestra: e vai con un’enorme confusione, mischiando il Sismi e Telecom, la Guardia di Finanza e Telekom Serbia, Abu Omar e le donazioni dell’aspirante premier ai figli, che stanno in atti pubblici e che non si vede perché avrebbero dovuto essere considerati top secret in campagna elettorale. Visto che l’Unione negava di voler reintrodurre la tassa di successione e l’imposta sulle donazioni, cosa che invece puntualmente ha fatto.
Personalmente, sono assai perplesso – per non dire altro – nel dover legger virgolettati attribuiti a magistrati – che però restano anonimi – da preziosi colleghi altoparlanti delle Procure, in cui i signori inquirenti all’indomani dell’esplosione della bomba mediatica già annunciavano che una parte delle decine e decine di operatori e agenti che avevano illecitamente compiuto le interrogazioni online si doveva a pura curiosità, un’altra ancora al desiderio forse di rivendere le informazioni ai giornali, ma certo c’è di sicuro anche un terzo sottoinsieme che ‘sicuramente’ ha lavorato per ordine di un committente. È il solito modo becero di agitare lo spettro del malaffare. Ma, ripeto, non c’è niente di più ridicolo che agitare tanta polvere, e poi cadere nel ridicolo scoprendo che lo stesso trattamento è stato riservato a Berlusconi. Che anzi ne aveva subiti otto volte tanto, anni fa, di accessi illeciti suoi suoi dati fiscali, da parte di operatori abilitati fiscali ma al di fuori di procedure regolarmente autorizzate.
Diciamola tutta. È stata una evidente manovra per distrarre il paese dal disastro della Finanziaria, dalle divisioni sempre più evidenti nell’Unione, e da un calo della fiducia nei sondaggi che non ha eguale nella recente storia italiana. Sentir dire dal premier che tutti i giornali gli sono contro, quando da anni è un concerto a senso unico in suo favore, è tra il tragico e il comico. Ma sempre di teatro si tratta.

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