
Portiamo la cultura del sud
Piccola riflessione sulla partecipazione della band “Parto delle nuvole pesanti” al concerto del Primo maggio. È stato un momento particolare, a parte l’emozione e a tutte le solite pippe dovute al fatto di suonare davanti a mezzo milione di persone. Dopo il concerto, tra la valanga di telefonate degli amici, è arrivata l’inaspettata telefonata di una mia zia di 75 anni, zia Giulia, che mi aveva visto alla televisione. La zia Giulia si è messa a urlare al telefono dalla felicità e non mi faceva parlare: molti come la zia Giulia hanno sentito questa apparizione al Primo maggio, breve ma importante, come un qualcosa di personale, un qualcosa del sud, della Calabria, quasi come un momento estremo per liberare la propria dignità e l’orgoglio per appartenere ad una cultura del sud Italia. Non per niente il nostro disco si chiama: “Quattro battute di povertà”. In quel momento, davanti a centinaia di migliaia di persone che ballavano e battevano le mani per la nostra musica, ho capito che finalmente la nostra cultura, per secoli e secoli passata sotto qualsiasi tipo di dominazione, turchi, francesi e spagnoli, è diventata una cultura che può muovere mezzo milione di persone, perché noi non abbiamo paura di niente.
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