
PRIMI CASINI PER FOLLINI
Vannino Chiti, coordinatore nazionale dei Ds, ha detto che l’Unione sarebbe pronta a offrire la desistenza se l’Udc andasse alle elezioni da solo. Non è stata presa in considerazione la dichiarazione di Marco Follini secondo cui l’Udc è l’alternativa all’Unione e al suo leader, Romano Prodi. A livello di cronaca giornalistica, la medesima intenzione era stata attribuita a Franco Marini, segretario organizzativo della Margherita, che avrebbe offerto all’Udc trenta collegi. Ma la dichiarazione di Chiti è stata fatta dopo che la CdL aveva già votato in commissione il mutamento della legge elettorale della camera dei deputati, abolendo il maggioritario e introducendo il proporzionale con sbarramenti a vari livelli. Poiché la riforma è stata votata a scrutinio segreto, sembra chiaro che l’offerta della desistenza è indirizzata a quei deputati dell’Udc che potrebbero essere contrari alla nuova legge. Non vi sono limiti alle offerte di alleanze da parte dei Ds; vuol dire che essi sono ben sicuri di essere il centro della coalizione e di poter assimilare ogni contributo esterno. Ma è veramente pensabile che una terza componente Dc si possa aggiungere alla sinistra?
Con la scelta del proporzionale, da essa proposta, l’Udc ha fatto un passo fondamentale per la ricomposizione dell’unità del centro-destra. Questo è dovuto all’iniziativa del presidente della Camera, Pierferdinando Casini, che ha assunto la direzione politica dell’Udc. E l’ha fatto con grande coraggio perché, come presidente della Camera, viene immediatamente contestato dalla sinistra nel suo stesso incarico, perché non è considerato più garante della imparzialità della presidenza. L’Udc è stato il vero luogo della decisione, l’occhio del ciclone, perché stava al confine con il mondo Dc che si è inserito nel centro sinistra. L’aver fatto questo scelta ha diviso l’Udc tra Casini e Follini. La questione fondamentale era la posizione di Berlusconi, di cui Follini contestava la guida della coalizione, sino al punto di minacciare l’uscita dell’Udc dalla CdL. Se questa linea non andava nella direzione indicata da Chiti, era difficile immaginare quale senso potesse avere una scelta che segnava a priori la sconfitta della CdL e collocava l’Udc in uno spazio vuoto tre i due schieramenti. Ora nell’Udc il conflitto è aperto perché le posizioni del leader e del segretario hanno ciascuna i propri sostenitori. Ma quella del leader Casini è chiara, mira a sostenere una guida plurima della CdL e a far esistere il centro-destra anche in caso di sconfitta elettorale, aumentando al tempo stesso le possibilità di vittoria. Tra le due linee c’è la differenza tra una strategia chiara e una scelta oscura, che sembra mirare soltanto alla distruzione della CdL e del ruolo che in essa ha Berlusconi.
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