
Pro e contro il Green Pass. La libertà ha un prezzo

Un grazie di cuore a Davide Rondoni per il suo editoriale “Dico basta al monopolio del Covid” apparso martedì sul Quotidiano Nazionale, mirato a disinnescare quella guerra fra poveri che è lo scontro fra portatori di Green Pass e obiettori del Green Pass (che comporta anche la solita pena addizionale dell’uso dell’inglese invece della nostra amata lingua italiana).
Constatato che entrambi i fronti affermano di impegnarsi per amore della libertà, «non faccio decidere al Potere il campo in cui scannarci in nome della libertà. La prima libertà è non farsi delimitare il campo», scrive Rondoni a introduzione di un suo post su Facebook.
E nella chiusura del suo intervento sulla stampa nazionale: «Vogliono sostituire con il valore della durata (salute, pianeta…) l’inquietudine per il senso, ciò che ci fa uomini. Usano pro-vaccini e anche anti-vaccini in uno scontro utile al Potere. “Durata vs senso” è invece la partita vera, dura, essenziale. (…) Se si hanno orecchie per intendere e filo di senso critico e bellezza da tessere, durante una “battaglia” in corso occorre non sbagliare il fronte vero».
Covid-19 e libertà
È quello che tanti hanno cercato di far notare: al di là delle discussioni sulle abnormità del confinamento e sull’utilità dei vaccini e delle altre cure, al cuore della crisi del Covid c’è una questione antropologica grossa così, che consiste nella consacrazione della nuda vita come valore superiore al senso della vita, e nella consegna di poteri eccezionali agli scienziati e ai governanti in vista della tutela di tale valore. Favorevoli e contrari alle misure che le autorità prendono dovrebbero misurarsi sulla questione antropologica, piuttosto che sull’efficacia terapeutica o profilattica delle misure che vengono prese, argomento sul quale le certezze potranno consolidarsi solo man mano che le soluzioni vengono sperimentate sul campo.
“Sperimentale” non è una parolaccia: è la necessaria condizione dell’azione umana di fronte a situazioni nuove e inedite. D’altra parte il richiamo di Rondoni non mira a dissuadere gli uni o gli altri dalla militanza civile e dalla testimonianza, anzi: «Ognuno faccia quello che vuole, accettando le conseguenze di legge, come (…) per altre leggi ben più coercitive e incidenti sulle libertà personali». Questa è una sottolineatura fondamentale, perché permette di illuminare una questione importante dell’attuale dibattito sul tema della libertà.
Pro e contro il Green Pass
Per criticare l’impostazione dei cattolici “free vax – no Green Pass” alcuni commentatori – soprattutto teologi tradizionalisti – hanno scritto che l’idea di libertà di questi cattolici coincide con quella individualista e libertaria della modernità, non è quella del bene comune che richiede sacrifici e assunzioni di rischi a vantaggio dell’intera società umana. Sarebbe la stessa idea di libertà sottesa al cosiddetto “diritto” all’eutanasia. Mi sembra un giudizio tirato per i capelli.
I “no Green Pass” sono sensibili alla verità tanto quanto i “pro vax” e i “pro Green Pass”. È in nome di asserite verità scientifiche, tratte da ricerche, studi, pratiche terapeutiche, pronunciamenti autorevoli, fonti di diritto nazionali e sovranazionali, notizie di cronaca, ecc, che rivendicano la loro libertà. Sicuramente molte di esse sono farlocche o fuorvianti, ma non tutte e non sempre; su alcune semplicemente il dibattito è aperto. Così come i pro Green Pass e i pro vax basano la loro lotta per la libertà (di andare a scuola ma anche al ristorante in condizioni di maggiore sicurezza) su un discorso veritativo che riguarda l’efficacia dei vaccini attuali nel ridurre ospedalizzazioni e sintomi gravi.
Verità e moralità
Si obietterà che la sensibilità verso la verità delle proprie argomentazioni è cosa diversa dalla verità autentica delle stesse. Aristotele ci ha insegnato che la libertà è una proprietà della volontà che si realizza per mezzo della verità; lo hanno ripreso e confermato Agostino e Tommaso d’Aquino, e tutta la teologia cristiana fino a mons. Luigi Giussani: senza verità non c’è libertà autentica. Mi pare che i “free vax” cattolici cerchino di stare dentro a questo solco.
Ma, si controbatte, non ci riuscirebbero perché le loro affermazioni sono spesso stravaganti, mescolano obiezioni fondate con bufale, interpretazioni tendenziose, esagerazioni, fanatismi, ecc. Il fatto è che le verità morali sono di natura diversa rispetto a quelle della prassi sanitaria. Le prime sono iscritte nella coscienza, e possono essere negate solo in malafede: se giustifico un furto o un omicidio ai danni di uno straniero, affermando che gli stranieri non sono esseri umani, la falsità della mia giustificazione si palesa da sé; ma se io dico «preferisco curarmi con certe terapie nel caso che io contragga il Covid, e per questo non intendo vaccinarmi», la mia opzione sarà quasi sempre erronea dal punto di vista terapeutico, ma non ha profili di erroneità morale.
Pronti a pagarne il prezzo
Non sto negando una verità evidente alla coscienza, sto esercitando una discutibile opzione terapeutica (come la Costituzione e le leggi italiane mi consentono). Per questo l’accusa di individualismo e di cripto-modernismo nei confronti dei cattolici free-vax non può essere generalizzata, anche se può avere rilevanza per alcuni di loro.
Altra è la critica che mi sentirei di fare loro (oltre all’intimazione di non portare mai più stelle gialle nelle manifestazioni di protesta contro il Green Pass: l’Olocausto è altra cosa, totalmente altra), sullo spunto offerto da Rondoni: chi rivendica una libertà deve essere pronto a pagare il prezzo della stessa.
È legittimo protestare contro un provvedimento legislativo che si considera sbagliato, ma quando questo provvedimento si materializza nonostante io abbia cercato di convincere il governo a non emanarlo o a ritirarlo, più importante delle proteste è la mia disponibilità a pagare un prezzo per la mia libertà.
Affrontare le conseguenze
La vera testimonianza civile non sta nella protesta pubblica in nome della libertà, ma nel portare le conseguenze della coerenza: pagare la contravvenzione stabilita dalla legge qualora io la infranga, ovvero accettare l’emarginazione da certi spazi sociali e da certe mansioni lavorative che l’esercizio della libertà di non vaccinarsi comporta. Direbbe Dante: qui si parrà la tua nobilitate.
Coraggio socratico
Dopo aver scritto che sarebbe stato giusto celebrare la Pasqua in presenza durante il lockdown del 2020, Rondoni non è stato più invitato a scrivere su Avvenire, di cui era abituale collaboratore. A tutti noi che scriviamo per amore di quella libertà che è solo figlia della verità, diversamente da quei «preti e intellettuali mai scomodi e sempre acquiescenti» (cit. dall’editoriale rondoniano), tocca pagare il fio di essere esclusi da certi giri, di non avere accesso ai ruoli spartiti dall’establishment.
La libertà ha un prezzo, e non tutti sono abbastanza ricchi (di carattere) per pagarlo. Ma occorre che qualcuno lo faccia, anche se la sua causa non è impeccabile e addirittura anche se è sbagliata (purché non violenta). Perché le potenzialità di rinnovamento e di approssimazione alla verità di una società e della sua vita politica riposano sul coraggio di alcuni di pagare il prezzo della coerenza con l’ideale che li ha affascinati.
Il coraggio socratico di bere la cicuta per affermare una giustizia superiore all’ingiusta sentenza di colpevolezza per empietà. Però per essere veramente formativa per chi la rende e benefica per la società, questa testimonianza deve essere il più possibile priva di rancore verso coloro che si ritengono gli autori dell’ingiusta legge o sentenza. E questo non si impara nelle manifestazioni di protesta, servono maestri ricchi di affezione alla persona.
Foto Ansa
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