Processo Mills, tagliati dieci testimoni. Il verdetto potrebbe arrivare prima di Natale

Di Chiara Rizzo
19 Settembre 2011
Botta e risposta tra i legali del premier e il Corriere della Sera che, da giorni, dà voce ai timori del Palazzo di giustizia sulla tattica berlusconiana di arrivare alla prescrizione. Ma non c'è pace per il presidente del Consiglio, sempre più braccato dalla morsa dei giudici. Ghedini: «Il Tribunale rinnega se stesso»

È arrivato poco dopo le undici. Silvio Berlusconi, entrando nell’aula del Tribunale di Milano in cui si celebrava la nuova udienza del processo Mills (in cui è imputato per corruzione in atti giudiziari), ha rivolto le prime battute ai giornalisti assiepati nell’aula. «Come sto? Io bene. Voi invece avete delle brutte facce… scherzo». Le successive battute, ma stavolta per nulla scherzose, sono state degli avvocati del premier che hanno esordito replicando all’articolo apparso oggi sul Corriere della Sera, firmato da Luigi Ferrarella, “Testimoniare è un dovere per tutti”. Nicolò Ghedini e Pietro Longo hanno ribattuto che non sarebbe in atto «nessun falso né manovra» da parte della difesa di Berlusconi, con l’intento di allungare i tempi processuali rinviando il controesame dei testimoni ad un secondo momento, anziché effettuarlo subito dopo l’esame dei pubblici ministeri.

Il bandolo della matassa è semplice: la procedura penale prevede che prima vengano assunte le prove e le testimonianze del pm, poi quelle degli imputati; tuttavia nella prassi, quando si debbono interrogare gli stessi testi, accusa e difesa effettuano i loro esami nello stesso giorno. L’articolo di Ferrarella esprime il pensiero che circola nel palazzo di Giustizia da tempo, cioè che quello della difesa sia solo un escamotage per arrivare con le udienze almeno sino al 21 gennaio 2012, quando il reato per cui è accusato il premier cadrà in prescrizione.
Ghedini
e Longo si sono difesi spiegando che «come risulta pacifico e incontrovertibile dagli atti del dibattimento, la difesa ha dato il proprio consenso all’ipotesi di inviare un’unica richiesta di rogatoria per i testi propri e per quelli del pm, per agevolare il Tribunale e per economia processuale. Sempre per le stesse ragioni la difesa ha consentito che per i testi comuni l’esame si esaurisse in un unico contesto».

Lo scontro con il Corsera è stato sicuramente il momento più scoppiettante della giornata. A stretto giro, a Longo e Ghedini ha replicato infatti il quotidiano di via Solferino. «Il contenuto dell’articolo non è assolutamente ambiguo, né palesemente diffamatorio. Quanto alla mancata presentazione del presidente Berlusconi alla Procura di Napoli, l’articolo rilevava invece come fosse stata una sconfitta civica che Berlusconi avesse ritenuto di scegliere una routinaria udienza a Milano, invece di concordare con i pm napoletani la data della sua testimonianza a Palazzo Chigi». 

Il testimone ascoltato oggi in aula è stata la consulente della Società Struie, società sul cui conto Mills avrebbe incassato i soldi di Berlusconi. La consulente ha raccontato che su quel conto regnava molta confusione tra i versamenti effettuati per i clienti di Mills e quelli allo stesso avvocato. La donna ha aggiunto di non conoscere il manager Fininvest che materialmente avrebbe versato i soldi a Mills per conto di Berlusconi. Insomma, nulla di decisamente nuovo sul fronte delle prove.

Infine, il pm Fabio De Pasquale in aula ha detto la sua, lanciando un appello ai giudici del Tribunale. De Pasquale ha chiesto di anticipare rispetto alla fine di ottobre l’audizione di tutti i testimoni inglesi, compreso David Mills, l’avvocato inglese da cui prende nome il processo, e che verrà ascoltato il prossimo 24 ottobre.

La richiesta del pm è stata accolta, dalla corte presieduta da Francesca Vitale: i giudici hanno deciso di tagliare una decina di testimoni in lista e di rinunciare alla rogatoria a Londra che era stata decisa da tempo. Rigettata anche la richiesta della difesa Berlusconi di ascoltare due nuovi testimoni, proprio in seguito all’esame della consulente di Struie, ascoltata oggi. Prima della chiusura del dibattimento insomma, resta da sentire solo Mills, e se acconsente, anche Silvio Berlusconi, atteso in aula il 28 ottobre. Il verdetto potrebbe arrivare prima di Natale. L’ultimo sospiro prima che calasse il sipario è stato quello di Nicolò Ghedini: «Il Tribunale rinnega se stesso». Il collega Pietro Longo ha cercato di dare una gomitata di ottimismo: «Spero di poter avere ancora un ruolo in questo processo, perché voglio pensare che i giudici possano cambiare idea».

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