PRODI HA UN’IDEA NUOVA: L’ONU

Di Gianni Baget Bozzo
10 Febbraio 2005
Le elezioni irachene hanno inciso anche sulla politica italiana.

Le elezioni irachene hanno inciso anche sulla politica italiana. La sinistra come aveva previsto la sconfitta di Bush alle elezioni americane, così ha pensato a una seconda sconfitta di Bush nelle elezioni in Irak. Invece sono andate bene per il popolo di Baghdad che ha avuto il coraggio di votare nonostante gli attentati terroristici. Il dilemma tra terrorismo e democrazia era lo stesso per la coalizione dei volonterosi e per il governo iracheno da un lato e per Al Zarkawi dall’altro. Si poneva così alla sinistra italiana il dilemma: le elezioni sono state una semplice proiezione dell’occupazione o un avvenimento di partecipazione popolare? In realtà, nessuno può dubitare che sciiti, curdi e una parte di sunniti abbia veramente votato, sfidando il terrore, per recuperare sovranità popolare e nazionale. Le armi della coalizione erano state la condizione per un recupero di ambedue le sovranità. Non vi è dubbio che gli elettori iracheni volevano ambedue le cose: riprendere in mano la loro vita civica dopo la lunga dittatura di Saddam e recuperare, non contro gli americani ma grazie agli americani, la loro sovranità nazionale.
Il fatto unico che è avvenuto in Irak è che l’occupazione della coalizione dei volonterosi è stata la condizione per il recupero delle due sovranità che fanno un popolo libero. È accaduto in maniera molto più vistosa di quanto non fosse già successo con la Seconda guerra mondiale in Germania e in Giappone e con la vittoria occidentale nella Guerra fredda per i paesi dell’Est europeo.
Per la sinistra italiana reagire a tale evento non è facile: ha dovuto mettere in cassetta la sua opposizione alla guerra legittimata dalla democrazia e si è trovata divisa tra chi voleva prendere atto del fatto e chi voleva mantenere la posizione contraria. Ne è venuta la sintesi di Romano Prodi che consiste nell’affidare alle Nazioni Unite la gestione della questione irachena. Ma ciò mantiene antiche ambiguità perché l’Onu non è in grado di sostituire la coalizione dei volonterosi, l’unica forza che può garantire che la democrazia appena cominciata raggiunga la sua pienezza in un pieno Stato democratico iracheno. La Casa bianca ha ben chiarito che vi è una strategia di uscita degli Stati Uniti e degli alleati dall’Irak e questo avverrà non appena lo Stato democratico iracheno sarà stabilito. La guerra tra democrazia e terrorismo continua e le Nazioni Unite non hanno alcuna intenzione e alcuna possibilità di affrontarla.

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