
Prodi scambia la criminalità comune per disagio sociale
La dichiarazione di Romano Prodi a riguardo della possibilità che in Italia si verifichino incidenti simili a quelli che stanno accadendo a Parigi in questi giorni rappresenta uno dei punti più preoccupanti della politica italiana negli ultimi anni. Innanzitutto una tale dichiarazione, fatta da uno dei principali uomini politici italiani, potrebbe diventare indirettamente la giustificazione per un futuro scenario. Essa si rifà ad una retorica tipica di una certa cultura che individua in latenti cause sociali l’origine e il motivo di violenze contro il cittadino e la società intera. Contro ogni tradizione tipica della società occidentale si tende a ridurre il valore della libertà come fattore fondamentale e determinante del comportamento umano. Invece di richiamare i singoli alla loro responsabilità di non superare il limite della legalità (al di là del contesto in cui si trovano e del condizionamento a cui sono sottoposti), invece di esortarli al rispetto dei diritti altrui, invece di incitarli a non rispondere con la violenza ad ogni ingiustizia, si invocano le condizioni esistenti come ragione sufficiente per giustificare la violenza.
La violenza è vista come la “conseguenze inevitabile” di un male peggiore, secondo una logica che riporta in auge proprio da parte di presunti pacifisti l'”occhio per occhio, dente per dente”. Secondariamente viene evocato proprio da parte di chi dice di osteggiarlo il conflitto di civiltà. L’origine degli scontri non è visto nel perseguimento di delinquenti o spacciatori, chiunque siano. Non si pensa sia in gioco l’isolamento di pochi facinorosi. Si sposa l’idea del musulmano contro il cristiano, dell’immigrato contro il cittadino, del nero di contro il bianco. Questo ad onta della maggioranza di cittadini che vogliono tranquillamente integrarsi e costruire insieme isolando i pochi facinorosi. Ad onta delle differenze: Prodi come Rumsfeld, uguale e contrario a lui.
In terzo luogo, è vera l’equazione tra Francia e Italia? L’Italia è veramente un terreno di scontro sociale simile alla Francia di Chirac che sta cominciando a scontare il suo laicismo e nazionalismo sciovinista? In realtà l’Italia è ben diversa, caratterizzata com’è da un comune sentire cattolico, socialista, liberale che ad onta dei discorsi di Prodi conserva ancora uno spirito di tolleranza e apertura proprio verso chi è diverso.
Nel nostro paese non esistono quei livelli di intolleranza ed emarginazione tipici della Francia. E questo avviene proprio perché la gente ama fare da sé dal basso. A fronte di qualche intollerante e qualche stupido che abbraccia gli imam terroristi e giustifica i facinorosi, la maggioranza dei nostri concittadini sa accogliere chi vuole lavorare e cooperare. Forse anche l’onorevole Prodi lo scoprirà fra un po’: forse se dovesse divenire primo ministro dichiarerà che in un giorno grazie alla sua bacchetta magica l’Italia è tornata tollerante. Magia di un uomo evergreen dall’Alfa Romeo a Bertinotti.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!