Provincialismi

Di Fabio Cavallari
20 Maggio 2004
Lo confesso. Non celo la mia umana antipatia per Sandro Bondi.

Lo confesso. Non celo la mia umana antipatia per Sandro Bondi. Ovviamente da questa suggestione non traggo conclusioni politiche che mi riservo di valutare con tutt’altro metro. Fedele a quest’impostazione sono quindi costretto a dover ammettere che, in merito ai proclami riguardanti le elezioni europee, l’ex comunista dai toni parrocchiali si è distinto per chiarezza e sobrietà d’intenti. Sia inteso, nulla di eccezionale sotto il sole, ma a volte alcune precisazioni dal vago sapore banale, appaiono nel bailamme della politica italiana, dei veri e propri assunti dalle quali è impossibile prescindere. Dunque, perché si svolgono consultazioni su scala sovranazionale? Codesta domanda ha una valenza retorica alla quale nessun politico, nella realtà, intende rispondere. Eppure, leggendo le esternazioni dei nostri rappresentanti in Parlamento non si riesce a comprendere il reale motivo del voto di giugno. Vista l’enfasi con la quale l’opposizione sta attendendo il tonfo di Berlusconi, si potrebbe desumere che si svolgeranno le elezioni politiche nel nostro paese. Si potrebbe pensare che le medesime siano un banco di prova per le correnti interne ai partiti, o tutt’al più un esercizio di vivacità per i raggruppamenti all’interno delle coalizioni. Insomma, le elezioni europee sono vissute dal nostro paese con una provincialità quasi imbarazzante. Sandro Bondi, con la solita irritante calma, ha voluto precisare davanti alle telecamere che le elezioni per il Parlamento italiano si sono svolte tre anni or sono e sino alla nuova scadenza elettorale non ci saranno consultazioni in vista. Un’ovvietà politicamente corretta? Forse, ma vista l’aria che tira ogni tanto anche un antipatico filogovernativo sino al midollo come Bondi può divenire, per un fiero oppositore come il sottoscritto, il miglior rappresentante della dialettica materialista.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.