Quando il povero Bobo voleva tanto il Pirellun

Di Da Rold Gianluigi
14 Luglio 1999
Bokassa

Roberto Maroni ha riscoperto la sua gioventù: è diventato un fan della sinistra di Veltroni e D’Alema. Da ragazzo varesino, un po’ di anni fa, suonava uno strano organo musicale e tifava per Avanguardia Operaia. Nulla di male, per carità! In tanti abbiamo fatto stupidaggini e balordaggini di ogni tipo. Maroni è però tipo particolare. Ad esempio, pur avendo ascendenze certe di sinistra e di sinistra leghista, durante il famoso ribaltone del 1994, era un violento sostenitore del Cavaliere Silvio Berlusconi. Tanto violento che, nel congresso leghista d’inizio 1995, Bossi dovette sbatterlo fuori dalla Lega per “salvarlo” dalla base furibonda e antiberlusconiana. Ahimé, forse il popolare “Bobo” era anche lui furibondo, perché quel “ribaltone” bossiano gli era costato la poltrona di ministro dell’Interno, con aereo a disposizione, macchine e scorta.

Poi, Maroni si è calmato e ci ha ripensato. Niente di male. Ed è ritornato con applicazione alla prassi leghista, come una “spalla” fondamentale del Senatùr Umberto Bossi.

In questi mesi, con cuore da leone leghista, Maroni voleva soprattutto sostituire, alla testa della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Insomma, Maroni studiava da presidente di giunta regionale “per il bene della Lega” e quello suo. Quindi? In un disegno, purtroppo per lui fallace, Maroni riteneva che bastasse aspettare la sconfitta di Berlusconi e del Polo, allearsi con “somari” e “ulivastri” al fine di affrontare, l’anno prossimo, le regionali, come in un sogno di ascesa sul “Pirellone”. Il “Bobo” è un altro innamorato de “La vita è bella di Benigni”. Premio Oscar, a Hollywood, ma “pensiero minimo” nella vecchia Europa. Alla fine di giugno, il disegno maroniano si è rivelato “una catastrofica cazzata”. La Lega esiste a Capolago, forse, Berlusconi ha vinto, D’Alema e Veltroni hanno perso persino a Bologna di fronte ai coltelli acuminati di un “grande macellaio”.

Adesso vediamo che cosa sta predisponendo Bobo Maroni, quale nuova strategia intraprendere. Intanto potrebbe tentare con la sceneggiatura di un film, parodiando un titolo alla Sergio Leone: “C’era una volta la giunta regionale lombarda”.

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