Quel Massimo don dei laici

Di Massimo Camisasca
14 Agosto 2003
prezzolini, mieli, piera degli esposti, venditti, avati, cavani. e poi arrigo sacchi, il milan e quella volta che berlusconi mi chiese: “don, chi viene a messa?”. gli incontri di un prete (storiografo di cl e responsabile di seminario) molto giussaniano, cioè laico

Non mi è mai piaciuto il mondo diviso in “laici” e “cattolici”, non perché non mi esalti il dono della fede o non rispetti la libertà di chi non crede, ma perché ci sono sfumature infinite tra gli uomini: ogni persona è un grande mistero da scoprire e da accompagnare. Le etichette con cui si vogliono catalogare gli uomini sono alla fine sempre troppo anguste. Negli anni Ottanta, quando mi occupavo delle pubbliche relazioni tra Cl e il Vaticano, ho incontrato centinaia di persone importanti del mondo che un certo sbrigativo giornalismo chiama “laico”: politici, diplomatici, giornalisti, cantanti, attori, personaggi della radio e della televisione… Roma, da questo punto di vista, è una fucina di incontri. Non devi neppure cercare la gente, ti viene incontro. Vorrei e potrei raccontare decine e decine di aneddoti, a testimonianza della imprevedibilità del cuore umano: là dove penseresti di trovare chiusura, distanza che si esprime in ironia, cinismo, o più semplicemente preconcetto, io ho spesso trovato domande drammatiche e vere, pensosità, interesse, rispetto, civiltà. Non posso rompere quel velo di riservatezza che la sacralità dell’amicizia impone, non posso perciò raccontare episodi con nomi e cognomi e date. Mi permetterò soltanto di portare a galla qualche ricordo, come fosse il sapore o il colore di alcuni incontri o di alcuni legami.

“Più della media degli italiani”
Conservo una preziosa testimonianza degli ultimi mesi di vita di Giacomo Prezzolini, l’uomo che ha attraversato il secolo scorso con la sua disincantata passione per la conoscenza. Gli avevo comunicato la mia ammirazione per alcuni suoi racconti pubblicati su un quotidiano, da cui traspariva un’atmosfera di ricerca sincera. Mi scrisse, tra l’altro: «Leggo ogni sera la Bibbia». I miei incontri con Paolo Mieli sono stati evocati da lui, in pubblico, davanti a quasi mille persone, in occasione della presentazione del mio libro sulla storia di Cl. Tempi ha riportato le sue parole. Mentre le pronunciava ero commosso. Alla fine ci siamo stretti le mani. Erano vent’anni che non ci vedevamo. Eppure erano così vere le parole che ci eravamo dette tanto tempo prima, che sembravano a tutti e due come pronunciate ieri. Piera Degli Esposti è un’attrice che mi ha conquistato per la versatilità drammatica delle sue interpretazioni. La sua gamma di stili è pressocchè infinita, ma in ogni sua rappresentazione emerge il sangue, la carne e il sorriso che la contraddistinguono, come il magma bollente che sgorga dal cratere della sua esistenza. Cercavo a casa sua un attore mio amico e lasciai il mio messaggio sulla segreteria telefonica. Volle conoscere il volto che stava dietro la mia voce. E così siamo diventati amici e mi ha confidato tante cose di sé, della sua vita. E da lei, dalla sua arte, dalla sua esistenza, tante ne ho imparate. Antonello Venditti: ci siamo incontrati quasi vent’anni fa, immaginando un concerto per il Papa, quando ancora nessuno ci pensava. Il concerto poi non si fece, ma quella cena fu l’inizio di tanti e tanti incontri, che mi permisero di comprendere un poco il mondo dei cantautori, ma soprattutto l’animo di Antonello, la difficile ricerca di comporre le attese del proprio pubblico con la verità esistenziale dei testi e la necessaria esigenza di novità nelle musiche e nei ritmi. Ogni artista vorrebbe essere capace di rinnovarsi ad ogni generazione. Auguro ad Antonello questa grazia. Pupi Avati sta vivendo un momento particolarmente buono della sua lunga carriera. Il suo ultimo film Il cuore altrove segna una sintesi felice di tanti elementi “avatiani”: ricostruzione di ambienti e di momenti storici, racconto di vite quotidiane mai banali, emozioni di affetti e di passioni. Avati ci fa innamorare della nostra storia raccontandoci “le storie” di persone che ci sembra sempre di aver conosciuto e che amiamo rivedere. Parlando con lui della sua mamma, ho scoperto che il suo cinema è una grande ricerca per capire se stesso attraverso gli affetti delle proprie origini. Liliana Cavani, anche lei è regista, ma la sua cifra è diversa da quella di Pupi, quasi opposta. I suoi film sono spesso ricchi di pieghe profonde, inquietanti. Rivelano il lato oscuro del cuore dell’uomo, le lotte più serie. Ma anche i percorsi più fecondi dello spirito. Penso a Milarepa e a Francesco. È proprio a Liliana Cavani che devo la mia scoperta di san Francesco e la mia frequentazione con i suoi testi e le sue biografie, ininterrotta da quindici anni a questa parte. Sono stato per quattro anni cappellano del Milan. Ogni quindici giorni, quando la squadra giocava in casa, celebravo la Messa il sabato sera per i calciatori e lo staff tecnico. Veniva chi voleva, ovviamente Arrigo Sacchi non mancava mai. «Chi viene a Messa?» mi chiese un giorno il presidente Silvio Berlusconi, «Più della media degli italiani» risposi io. Ed era vero. Sacchi mi ha insegnato tante cose: la determinazione, il coraggio, la fede cocciuta in ciò che ci sembra vero, ma anche l’umiltà, la bonomia. Conservo di lui ricordi bellissimi, come quando stava lasciando il Milan (la prima volta e sembrava allora per sempre) e mi volle salutare. Era commosso e mi parlò emozionato, come stesse lasciando un figlio.

Occorre saper guardare
Molto spesso, da quando, a Roma, sono responsabile di un seminario dove si formano dei giovani sacerdoti missionari, la sera incontriamo questi uomini e donne che ci aprono delle finestre sul mondo. Certo, occorre saper guardare. E lo sguardo capace di valorizzare gli incontri, di vedere, di godere delle cose nuove, nasce da qualcosa che viene prima di tutto ciò. Don Giussani mi ha regalato questa passione per l’incontro, mi ha donato un raggio dello Spirito di Colui che è l’Universo in un punto, tutto ciò che si può desiderare, raccolto in una persona umana, il Figlio di Dio fatto uomo.
(Molti incontri importanti della mia vita sono raccontati nel volume Volti e incontri, pubblicato da Jaca Book).

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