
Quel “non possumus” è la risposta a una società in crisi che fa della famiglia una variante di fatto
La proposta del disegno di legge sulle coppie di fatto termina con un conflitto tra i vescovi italiani e il governo Prodi. Dal governo, che pure aveva cercato un compromesso con le tesi cattoliche, è venuto un curioso disegno di legge, in cui vengono “familiarizzate” tutte le possibili coppie di fatto.
Puntuale, è giunto il non possumus di Avvenire. Evidentemente la Chiesa ha valutato che sarebbe sorta una varietà di vincoli, una frammentazione sociale diffusa e il cui effetto sarebbe stato proprio quello di fare della famiglia stessa una variante di fatto. Dove tutto è frammentario, anche ciò che è integro diviene un frammento. Ma soprattutto è apparso chiaro alla Chiesa che, venendo meno il vincolo della famiglia, svaniva il fondamento reale dell’idea di dovere, cioè la sorgente della moralità come vincolo sulle scelte del singolo. Evidentemente per la Chiesa si è giunti a un punto in cui nulla si può più concedere alla sinistra individualista, se non si vuole giungere all’eliminazione dei vincoli culturali e storici che fondano le nazioni europee. E questo mentre nel mondo crescono le grandi potenze pagane o irreligiose e fa sentire la sua forza la potente ondata del totalitarismo islamico. Pensare di affrontare solo sul piano economico o politico queste sfide, negare le radici cristiane nella storia d’Occidente, significa produrre il decadere interiore di una società che non trova più nella sua storia motivi comuni di inventare un futuro che ne continui il senso come società. È una crisi di civiltà.
La questione è andata perciò più in là del problema omosessuale che l’ha motivata. La Chiesa domanda formalmente alla politica italiana se accetta il vincolo della tradizione cristiana espresso dall’unicità della famiglia; o lascia cadere la società nella frammentazione infinita in cui essa perde la sua motivazione storica e viene meno la creatività individuale nell’oscuramento dell’identità comune. Ciò significa che la Chiesa italiana è disposta a combattere ed essere sconfitta piuttosto che accettare un compromesso che leda il principio essenziale. Non vale qui il principio del male minore, che la Chiesa metterebbe in caso di modifiche migliorative alle legge sull’aborto. Benedetto XVI è la mano che guida quest’opera; nella convinzione, da lui tante volte espressa, prima di diventare Papa, che l’Europa e l’Occidente rischiano di perdere la loro identità e di diminuire la propria realtà e la propria vita se non è riconosciuto il legame fondante con la tradizione cristiana.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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