Quell’ecumenico rigetto delle radici cristiane dell’Europa

Di Gianni Baget Bozzo
17 Gennaio 2002
È pur singolare che il fascino dell’islam sia aumentato invece che diminuito nello spirito pubblico, specie nelle istituzioni culturali, dopo Bin Laden.

È pur singolare che il fascino dell’islam sia aumentato invece che diminuito nello spirito pubblico, specie nelle istituzioni culturali, dopo Bin Laden. Ciò è dovuto al fatto che il rigetto delle radici cristiane dell’Europa, cui il presidente Berlusconi ha fatto riferimento nel suo discorso in Parlamento, è divenuto comune: il passato europeo sembra ciò da cui si deve uscire, un misto di violenza e di barbarie. E che quindi l’islam abbia diritto a protestare contro una memoria della Cristianità da cui tanti cristiani staccano. È difficile essere cattolici se si perde il senso della storia e della tradizione, se non ci si sente parte di un corpus che dai giorni degli Apostoli giunge a nostri giorni, un passato che è ricco di vera gloria cristiana, anche e soprattutto nella lotta contro le invasioni islamiche. Un cattolico rivoltato contro la propria storia guarda all’islam come una novità ed un messaggio. In ogni caso, come ad una solidarietà. Rotta la solidarietà cattolica nel tempo è per principio rotta anche quella nello spazio, perché ricordare la persecuzione anticristiana dell’Islam dall’Indonesia alla Nigeria contro i cristiani? È evidente che qui è in crisi il concetto di appartenenza alla Chiesa cattolica. Da che cosa è sostituita la Cattolicità? Dall’appartenenza alla propria coppia, al proprio prete, al proprio gruppo, al proprio movimento, alla propria comunità. La Chiesa diviene chiusa nel solo presente. E pensare che è questa riduzione al presente che questi cattolici in genere no global imputano ingiustamente alla globalizzazione invece che a sé stessi. Cerchiamo più dentro: la trasformazione della liturgia in atto della comunità, ricreata, “gestita”, deformata secondo il gusto della comunità in modo che della comunità porti la traccia. Il prete diviene un non eletto leader (specie un leader subalterno o di facciata). La comunità puntuale esperienziale del momento sostituisce la Chiesa universale. Ed allora, perso il carico della memoria e della storia, perché non fare comunità con tutti? Se il principio non è la fede cattolica, ma la comunità puntuale, perché assumere il peso di antiche lotte che impediscono di acquistare nuove islamiche amicizie? Non si deve escludere nessuno, ma tutti includere: non è evangelico? Il vero rischio che l’universale inclusione indica una puntuale inclusione: quella di Nostro Signore Gesù Cristo, divenuto infine superfluo, se non come linguaggio residuo e del significato: parola senza Parola, segno senza Sacramento.

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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