
Quello che so sull’amore, Muccino prende un granchio con il terzo film americano
È arrivato il giorno della resa dei conti per Gabriele Muccino. Quello che so sull’amore è in uscita oggi, 10 gennaio, in 450 copie in tutta Italia. A preceder l’evento il mezzo flop americano e un regista che prova a difendere a spada tratta la sua creatura. Peccato che il film sia un prodotto senza infamia e senza lode, che non ha mai picchi interessanti e scivola noiosamente verso un finale scontatissimo.
BUTLER E LE DONNE. George (Gerard Butler) è un ex campione di calcio caduto in rovina dopo un infortunio che lo ha costretto ad abbandonare la carriera. La sua vita e le sue scelte discutibili hanno portato la moglie Stacie ad andare via di casa, assieme al figlio Lewis. Durante una visita alla sua ormai ex famiglia, George assiste agli allenamenti di calcio della squadra del figlio e, quasi casualmente, in poco tempo ne diventa l’allenatore. Nell’annoiata vita di provincia la sua presenza si fa notare, specialmente dalle mamme dei ragazzi che George allena, che tentano di sedurlo in tutti i modi possibili.
COMMEDIA. Muccino ha dichiarato che il suo più grande rammarico, per ciò che riguarda il film, è quello di non essere riuscito a inserire alcune sequenze drammatiche che avrebbe dato un senso diverso alla storia, molto lontano dall’etichetta di “commedia sentimentale” che gli è stata appiccicata dalla produzione. Ma il film che il pubblico italiano si troverà davanti è una commedia sentimentale vuota e poco coinvolgente, prevedibile sin dalla prima scena e senza vigore. Tutte le donne presenti, dal personaggio di Jessica Biel, l’ex moglie in procinto di risposarsi, alle mamme Catherine Zeta-Jones e Uma Thurman, sono senza spessore, piatte. George, al secolo Gerard Butler, più che in padre che tenta di riconquistare la sua famiglia, è uno scapolo che passa il tempo a tentare di arginare tutte le donne che gli saltano nel letto con una facilità imbarazzante e Dennis Quaid, che interpreta Carl, è il marito di Uma Thurman, affarista e donnaiolo senza scrupoli. Sue le battute più divertenti, ma la superficialità torna preponderante anche scene che lo vedono protagonista.
PIATTO. Non sono bastati quindi un cast internazionale e un regista italiano a mettere in piedi una commedia che andasse aldilà degli schematismi preconfezionati hollywoodiani. Muccino continua a dare la colpa ai produttori e spera ancora che il film in Italia piaccia più che in America, dove il pubblico, a suo dire, è anestetizzato. Di sicuro, in virtù dei grossi successi precedenti, il suo nome è di indubbio richiamo per gli spettatori che, però, potrebbero dar vita a un passaparola poco piacevole. Ma chi vivrà vedrà.
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