«Quello che subiamo dall’Isis è peggio della morte»

Di Benedetta Frigerio
18 Febbraio 2016
La testimonianza di Nadia Murad, giovane yazida catturata, violentata e torturata dai jihadisti. «In questo momento sono ancora 3.400 le ragazze nelle loro mani»
FILE - In this Wednesday, Dec. 30, 2015 file photo, Iraqi Yazidi Nadia Murad Basee Taha speaks with Greek President Prokopis Pavlopoulos during a meeting in Athens. An Islamic State rape victim, Pope Francis and the Afghan women's cycling team are among the known candidates for the 2016 Nobel Peace Prize as the nomination window was set to close Monday, Feb. 1, 2016. (AP Photo/Yorgos Karahalis, File)

«Moriamo ogni giorno perché il mondo sta in silenzio di fronte alla nostra tragedia». Dopo aver dato la sua testimonianza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso dicembre, Nadia Murad (foto), una ventunenne yazida violentata e torturata dall’Isis, ha raccontato la sua storia a Londra, presso la sede della Confederazione dei sindacati inglese, implorando che «vi sbarazziate completamente dell’Isis. Ho attraversato questa sofferenza terribile per colpa loro e ho visto cosa fanno sia ai maschi sia alle femmine. Vi parlo a nome loro».
Il giorno in cui l’Isis ha occupato il Nord dell’Iraq i fondamentalisti hanno fatto irruzione anche a casa di Murad che, già orfana di padre, ha visto coi suoi occhi trucidare la madre e i sei fratelli: «Mia madre li ha visti mentre uccidevano i miei fratelli e poi hanno preso anche lei e l’hanno uccisa». Dopodiché «mi hanno portato a Mosul e mi hanno violentata. Quello che facevano alle donne era peggio della morte».
Murad fu avvicinata da un uomo dalla stazza enorme: «È venuto da me e mi voleva prendere. Ho guardato il pavimento ed ero assolutamente pietrificata. Gli dissi: “Sono troppo giovane e tu sei enorme”. Mi pestò, mi scalciò e mi prese a pugni». Murad fu quindi presa in ostaggio da un altro uomo che le chiese di convertirsi e che, di fronte al suo rifiuto, la torturò. Quando provò a fuggire fu fermata, portata in una stanza e violentata da più uomini ripetutamente «finché non sono svenuta». Tre mesi dopo, riuscì a scappare e a trovare rifugio in Europa.

BIMBE DI NOVE ANNI. Nell’edificio in qui Murad era detenuta dai jihadisti islamici c’erano circa 5 mila yazide «e in questo momento sono ancora 3.400. Tutto quello che vi chiediamo è che siano liberate». «Molti potrebbero immaginare che la mia storia sia dura», in realtà «tanti hanno passato difficoltà peggiori». Basti pensare «che, finora, per più di un anno e mezzo, piccole bambine di appena 9 anni sono state rapite e vendute». E mentre le donne vengono rapite, «i maschi vengono uccisi».
Anche per questo oltre cento yazide fra i 17 e i 37 anni si stanno preparando per lanciare un’offensiva armata a Mosul per liberare le giovani in ostaggio. Insieme a loro, altre 400 donne sono state formate dall’esercito curdo. Una delle combattenti, Katoon Khider, ha spiegato a Fox News che «ci stiamo difendendo dal male da sole. Difendiamo tutte le minoranze della regione. Faremo tutto quello che ci sarà chiesto».

@frigeriobenedet

Foto Ansa/Ap

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3 commenti

  1. Susanna Rolli

    Signor Gorgulu -da Sassari, o da Oristano?-
    lei come cavolo fa a sapere che la signora dell’articolo si è inventata tutto!! Ma lei crede che i milioni di profughi che fuggono dalle guerre fuggono perchè è di moda? O fanno finta di fuggire, E NOI VEDIAMO SOLO DELLE IMMAGINI PROIETTATE! E video che ci sorbiamo da mesi e mesi con le bandiere nere sono tutti inventati? Che semo diventati tutti fessi? Lei come si permette di maledire: “Sia maledetto/a” in questo sito (tra l’altro cattolico -i cattolici non maledicono, tutt’alpiù si incavolano!)…SI VERGOGNI, ALLA GRANDE, SI VERGOGNI!!!!!!! RIPETO: SI VERGOGNI SOLO DI AVERE PIGIATO SULLA TASTIERA UNA MALEDIZIONE, SI VERGOGNI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  2. Susanna Rolli

    Davvero la signorina ha dato la sua testimonianza al Consiglio Nazioni UNite? Davvero? Davvero?

  3. Andrea

    Grazie di aver pubblicato questa intervista

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