Qui dove c’era la casa di un cristiano ora c’è un parcheggio

Di Redazione
27 Agosto 2015
Nasce in Iraq comitato governativo per restituire ai cristiani le case rubate e saccheggiate. Dovrà raccogliere informazioni anche su quelli rapiti o scomparsi

nazarat_iraqArticolo tratto dall’Osservatore romano – Un comitato ad hoc di forze di sicurezza è stato istituito in Iraq con lo scopo di raccogliere informazioni e disporre misure concrete in merito alle violenze e agli abusi subiti dalla comunità cristiana in particolare nella capitale Baghdad. Il comitato — come riferisce l’agenzia Fides — è stato istituito nei giorni scorsi su disposizione del primo ministro, Haydar al-Abadi, e ha l’obiettivo di contrastare l’escalation di violenza, i sequestri di persona e le espropriazioni abusive delle abitazioni e dei terreni che negli ultimi mesi con accanimento hanno avuto come vittime i cristiani iracheni.

I responsabili del comitato hanno già visitato la sede del Patriarcato caldeo a Baghdad per incontrare il patriarca Louis Raphaël Sako i e iniziare a raccogliere dati e informazioni utili relativi ai soprusi subiti dai cristiani.

In particolare, il primo passo consiste nel fare il censimento dei beni immobiliari sottratti abusivamente ai nuclei familiari cristiani, raccogliendo i titoli di proprietà e indicando i singoli, i gruppi e gli enti collettivi che adesso usufruiscono degli immobili espropriati illegalmente. Le parrocchie e le comunità cristiane potranno fornire al comitato di sicurezza anche informazioni riguardanti i casi dei cristiani rapiti in modo tale da favorire la raccolta di ogni indizio utile a individuare gli autori dei sequestri e di eventuali abusi e soprusi.

Negli ultimi mesi, a Baghdad, ma anche a Kirkuk e in altre città irachene, si sono moltiplicate le segnalazioni di casi di abitazioni e di terreni sottratti illegalmente ai legittimi proprietari, spesso di fede cristiana, attraverso la produzione di documenti contraffatti. Questo rende estremamente difficile il recupero delle proprietà. Inoltre i truffatori si appropriano di case che sono rimaste vuote, contando sul fatto che difficilmente il proprietario tornerà a reclamarne i propri diritti, soprattutto se è stato costretto a fuggire. Il fenomeno ha potuto diffondersi con facilità anche grazie a connivenze e coperture di funzionari corrotti.

In un caso recente — riferisce il sito iracheno ankawa.com — un gruppo di abitazioni appartenenti a cittadini cristiani che avevano temporaneamente lasciato la città sono state abbattute e al loro posto è sorto un parcheggio. Inoltre, nella sola capitale irachena, tra la fine di giugno e gli inizi di luglio, quattro cristiani iracheni sono stati rapiti, e due di loro (Quais Abdul Shaya e Saher Hanna) sono stati ritrovati senza vita alcuni giorni dopo dalla polizia, nonostante il riscatto pagato dai familiari.

Lo scorso 13 luglio, il patriarca di Babilonia dei Caldei aveva rivolto un forte appello pubblico alle autorità politiche e istituzionali del Paese, chiedendo al Governo maggiore protezione contro le bande di delinquenti che attentano ai beni e all’incolumità dei cristiani.

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14 commenti

  1. Al Zbib

    Significativa la cancellazione del commento da parte degli hacker-troll che giustamente metteva in relazione il fatto denunciato dall’articolo con il clima di instabilità creato in Iraq dall’occupazione degli USA e che riguarda tutti, cristiani e musulmani.
    Rapimenti per riscatti, intimidazioni, violenze, attentati, in Iraq avvengono quotidianamente dal 2003.
    Poi è vero che non si parla mai di un esproprio dei legittimi proprietari che in Israele è avvenuto e continua ad avvenire in quantità industriale in Israele.

    1. Menelik

      L’articolo parla dell’Iraq, della situazione che stanno vivendo i Cristiani irakeni, ogni altra cosa è fuori argomento, OT.
      Lì è in corso un genocidio a danno dei Cristiani, che sta assumendo sempre più i contorni di quello che fecero i musulmani turchi a spese degli Armeni.
      Tutto il resto del mondo è OT, Off Topic.
      Tra poco arriverai anche ad affermare che i responsabili della Shoah sono stati gli Ebrei. Ebrei camuffati da nazisti.

      1. Sebastiano

        C’è anche di più, caro Menelik.
        I professionisti del commento fuorviante alla Leo et similia, quando parlano tutti entusiasti di Gaza e dintorni si dimenticano questo:

        “”…I libri di testo insegneranno ai ragazzi di Gaza che lo stato di Israele non esiste. I nuovi manuali di “educazione alla nazione”, resi obbligatori dal governo del movimento sunnita di Hamas raccontano la storia della Palestina dai Moti del 1929 ad oggi come la “resistenza contro l’occupazione sionista”, ma senza fare alcun accenno allo Stato ebraico…
        …La Torah e il Talmud vengono definiti come “falsi” e il sionismo, inteso come il movimento che rivendica il diritto di Israele ad esistere come Stato ebraico, è descritto come un movimento razzista, il cui unico obiettivo è spingere gli arabi fuori dalla Palestina. Sulle rivendicazioni israeliane nei confronti del territorio, il libro è chiarissimo: “Gli ebrei e il movimento sionista non sono collegati a Israele”, perché lo Stato ebraico “è stato annichilito” migliaia di anni fa…””

        o anche questo:

        “… ”E’ un crimine” l’insegnamento storico dell’Olocausto nelle scuole di Gaza dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi: lo afferma l’Ufficio di Hamas per le questioni dei profughi in un comunicato. ”Gli allievi dell’Unrwa non hanno bisogno di imparare alcunche’ circa l’Olocausto”, afferma Hamas.
        ”Devono piuttosto apprendere la propria storia, la propria geografia… hanno il diritto di conoscere i massacri perpetrati dal nemico sionista”.
        …Tv Hamas: “La Shoah fu un complotto sionista”…
        … Gaza: Hamas contro insegnamento Olocausto nelle scuole…
        … Hamas: “L’Olocausto è una “menzogna” degli ebrei”…
        … I palestinesi dicono NO all’insegnamento della Shoah nelle proprie scuole…
        … Hamas: “Israele diffonde l’invenzione della Shoah”… ”

        Poi magari, altrettanto allegramente, vanno alle manifestazioni per commemorare lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento da parte dei nazisti, non prima di aver fatto una raccolta fondi “umanitaria” per favorire la distribuzione di tali libri di testo a Gaza e dintorni.

        P.S.: prima che qualcuno dica che le notizie sopra riportate sono tendenziose e di fonte sospetta (e che venga tirato fuori il Mossad o la Cia) si sappia che:
        a) la prima è tratta da Repubblica del 19 dicembre 2013
        b) la seconda è dell’Ansa del 18 ottobre 2012

        Il tutto trovato in appena due minuti. Ma sono sicuro che ce n’è tanto altro…

  2. Leo

    Sempre a proposito di restituzione di case….
    Nonostante la Convenzione di Ginevra e le molteplici risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riconoscano il diritto al ritorno, gli odierni 5 milioni di rifugiati palestinesi sparsi nel mondo, figli di quei 750.000 scappati nel ’48, ancora aspettano di vedersi riconosciuto il diritto al ritorno nell’unico posto che riconoscono come “casa” : la Palestina.

  3. Matteo Bassi

    Certo che ce ne sono di “bravi ragazzi” in giro gli Yankee, gli israeliti ,i barbuti a volte mi dico c…. siamo circondati….purtroppo la volontà di potenza annebbia i meschini di cuore ma prima o poi pagheranno caro e pagheranno tutto e se come penso esiste l’inferno molta gente soffrirà moltissimo! Buonaserata

  4. Leo

    @Babbaluciu

    Anche queste notizie provenienti dallo stato sionista non suscitano reazioni :

    Ruspe in azione, il muro israeliano “taglia” le famiglie dalle loro terre

    Nonostante il precedente divieto è ripresa la costruzione del muro lungo la “Green Line” che avrebbe tagliato in due un convento e un monastero salesiani a Betlemme. Scongiurata la divisione della comunità salesiana, 58 famiglie di cristiani palestinesi verranno separati dalle loro terre. I bulldozer hanno già sradicato gli ulivi secolari, fonte di sostentamento per la popolazione locale, mentre il percorso del muro resta top secret.
    L’esercito, dunque, a metà agosto ha iniziato la costruzione del muro di separazione risparmiando le comunità religiose, ma intervenendo sulle terre che appartengono a 58 famiglie di Beit Jala. che vedrebbero le loro terre e proprietà annesse alla parte israeliana, al di là del muro.

    1. yoyo

      Di nuovo: sicome la notizia del articolista è inconfutabile, cercate inutilmente di deviare l attenzione. Ma anche le anguille prima o poi trovano chi le pesca.

  5. Sebastiano

    Attenzione: non si sta parlando di Mosul o Raqqa, o comunque di città e territori saldamente in mano all’ISIS o ad altri nerobarbuti. Si descrive il clima che c’è nella capitale Baghdad, e l’opera compiuta da coloro che – secondo i grandi maestri pensatori dell’integrazione a tutti i costi – fino a qualche anno fa vivevano in un clima di “civile convivenza” con i cristiani. Ciò che nell’articolo non è descritto, peraltro, è il silenzio complice e connivente degli altri, vale a dire di coloro che non hanno materialmente compiuto le sopraffazioni ma che ora saranno ben contenti di parcheggiare o di farsi la seconda casa.
    Nel frattempo quelli di casa nostra, sempre pronti a ricordare le “brutalità dell’islamofobia” perché magari non gli concedono di costruire una moschea nel centro storico, se ne stanno belli zitti zitti.

    1. SUSANNA ROLLI

      Ottimo, Sebastiano. Siamo vicini al vedere e sentire le pietre “gridare”…(Lc 19).

  6. Leo

    Offensiva politica e mediatica dei settler dopo l’intervento degli Stati Uniti e dell’Ue a sostegno dei 340 abitanti del villaggio palestinese a sud di Hebron minacciati di espulsione.
    Gerusalemme, 25 luglio 2015, Nena News – Era agitato l’altro giorno Nadav Abramov, direttore del sito archeologico ebraico di Susya, mentre rispondeva alle domande di Arutz 7, l’emittente radiofonica del movimento dei coloni israeliani nella Cisgiordania occupata. «Qui non c’è alcun villaggio arabo di Khirbet Susiya – affermava -, è solo una hamula (famiglia allargata araba, ndr) che arrivò 20 anni fa dalla città di Yatta e si stabilì su terreni non edificabili, tra cui il sito archeologico. Ha costruito tende e baracche, tutto illegalmente». Quella di Abramov è la versione dei coloni israeliani della storia di un angolo polveroso e desolato di terra palestinese ora al centro dell’attenzione di molti nel mondo. Loro, i coloni, che si sono insediati in Cisgiordania, dopo il 1967, infrangendo le risoluzioni internazionali e la Convenzione di Ginevra, accusano i palestinesi di vivere illegamente nella loro terra.

    1. yoyo

      Quando la notizia non vi piace cercate di deviare l attenzione. Ormai abbiamo capito il vostro gioco.

    2. beppe

      caro LEO, hai mai pensato di contattare il MOLLEGGIATO e fargli scrivere un remake de il ragazzo della via gluk?potrebbe funzionare.

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