Il Governo non vuole lo stato imprenditore, ma la nazionalizzazione pare scelta obbligata. Le colpe del Conte II che hanno portato al disimpegno di ArcelorMittal. Parla Paolo Bricco (Sole 24 Ore)
Nazionalizzarla sì, ma a che prezzo? E per quanto tempo? L’Ilva è ad un bivio ricolmo di incertezze, l’ennesimo della sua storia recente. Il matrimonio con il colosso indiano dell’acciaio ArcelorMittal si sta rapidamente sgretolando e al governo Meloni non resta che raccoglierne i cocci, eredità di una gestione non proprio coerente tenuta nel tempo dai suoi predecessori.
«La situazione è estremamente delicata, perché in queste ore si parla di amministrazione straordinaria, però questo ovviamente porterà un contenzioso – dichiarava poche ore fa il sottosegretario al ministero Per le imprese, Massimo Bitonci, ai microfoni di Sky Tg24 – penso che alla fine si andrà verso l'amministrazione straordinaria che è stata prevista l’anno scorso e inserita all’interno del decreto e quindi il socio pubblico può chiederla in maniera autonoma. È chiaro che dopo si deve iniziare un percorso, è importante il cambio dell’assetto manageriale e il piano industriale».