Radunate i centomila, manca poco alla “piccola” Macerata-Loreto

Di Caterina Giojelli
30 Maggio 2020
Due momenti di preghiera, la fiaccola che viaggia in motoretta, il rosario, i canti e le intenzioni. Monsignor Vecerrica lo aveva promesso: non sarà una pandemia a fermare il pellegrinaggio
Pellegrini lungo il percorso della Macerata-Loreto

Rivedremo Loreto, lo aveva promesso a Tempi monsignor Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica, non appena lo sciame virale uscito dalle foreste ci sbarrò la strada confinandoci in casa, ponendo i cristiani prossimi alla Pasqua davanti all’aut aut, o tutto credere o tutto negare: che ne sarebbe stato – si chiesero in molti, in centomila per per la precisione – dello storico pellegrinaggio tra le colline marchigiane che dal 1978 andava radunando a giugno un popolo a Macerata, e poi via in cammino, nella notte, destinazione il sorgere dell’alba sulla basilica della Santa Casa di Nazareth?

Monsignor Vecerrica non sapeva ancora quale forma di cammino avrebbero permesso le circostanze, “ma state pronti, si farà”, aveva promesso, e di Caligola e don Giussani, della croce di papa Wojtyla, di una squadra di favolose pallavoliste russe, degli sbandati di un bar di Fermo e delle statue raffiguranti la Vergine di Loreto in volo sui cieli del mondo, di tutte questi tasselli della storia del pellegrinaggio ci aveva raccontato il vescovo che per tutti è ancora il “don Giancarlo”, che con megafono e scarpe da tennis guida da 42 anni il serpentone dei centomila pellegrini.

QUANDO TUTTO TRABALLA

E nulla è andato perso oggi che il cammino notturno ha preso forma, non più quella della fatica scolpita nelle gambe di giovani e meno giovani viator, “questa pandemia è stata un terremoto, e quando traballa la terra e traballa la vita l’uomo è costretto a scegliere a cosa o a chi aggrapparsi”, racconta oggi monsignor Vecerrica a Tempi.it, sottolineando “qualcosa o qualcuno di ‘certo’: quando traballa tutto l’uomo cerca la certezza e come ci ha mostrato il Papa, riconducendoci ogni giorno all’essenziale, la certezza cristiana è una sola, un uomo risorto. Il pellegrinaggio è nato per questo, invogliare i giovani a seguire quest’uomo risorto attraverso la strada più sicura, quella di sua madre, e io e i miei amici non potevamo rinunciare proprio in questo momento storico all’unica strada sicura che riporta alla certezza della vita. Gesù non lo distruggi con un virus”. E nemmeno la strada per arrivarci.

Per questo la cosa più sensata da fare appena scoppiata la pandemia è stata “coinvolgere il popolo del pellegrinaggio. Che non è mai l’iniziativa di un singolo o di pochi ma di tutti: e subito abbiamo ricevuto suggerimenti, proposte, testimonianze da tutta Italia, ma anche dall’Inghilterra, dalla Svizzera. Saremo tanti e anche quest’anno porteremo tutto il dolore e la fatica e le intenzioni (qui il form per inviarle) che ogni cammino bruciamo nel braciere davanti al santuario”.

I CENTOMILA E IL “PICCOLO PELLEGRINAGGIO”

La forma sarà quella del piccolo pellegrinaggio, dieci, quindici persone che si faranno carico di un enorme popolo che da settimane scrive, domanda, si chiede cosa resta in piedi quando tutto crolla, vuole la luna come Caligola, aggrappandosi a quel bisogno di impossibile che un uomo ha reso possibile. A portarlo a tutti sarà Tv2000: sabato 13 giugno alle 18, nel santuario della Misericordia a Macerata, il vescovo Nazzareno Marconi accenderà dunque la fiaccola della pace “che verrà portata da due giovani con una motoretta a Loreto. Dove alle 21 inizierà una veglia di preghiera con l’arcivescovo Fabio Dal Cin: da qui con un gruppetto di dieci giovani ci si sposterà nella piazza per la recita di alcuni misteri del rosario. Passeremo sotto alla porta santa (sì perché l’8 dicembre, poco prima che Covid inizasse a esigere il suo altissimo tributo dall’Italia, ha avuto inizio il Giubileo Lauretano nel centenario della proclamazione della Beata Vergine Maria di Loreto Patrona di tutti gli aeronauti, ndr), i misteri saranno scanditi dalla lettura delle testimonanze più significative, canti, alcune delle migliaia di intenzioni arrivate da tutto il mondo. E tutte le porteremo alla basilica, dove adoreremo la croce cantando l’Ecce lignum crucis e assisteremo alla benedizione eucaristica, e poi nella Santa Casa, dove canteremo le litanie lauretane e due studenti lasceranno i cesti con le intenzioni sull’altare”.

IN QUELLA PICCOLA CASA

Anche quest’anno monsignor Vecerrica spera che papa Francesco apra il pellegrinaggio facendo sentire la sua voce – “Ho scritto al santo Padre una lettera molto accorata pregandolo di telefonarci” – e anche quest’anno il cammino si concluderà nella casa in cui crebbe Gesù per trent’anni, “una casa piccola, con la porta stretta, ma aperta a tutti. Affermare che saremo lì non è un modo di dire spiritualistico: in quella piccola casa siamo stati educati ad aprire le porte di casa nostra. Per oltre 40 anni l’abbiamo raggiunta a piedi come un tempo i contadini di queste belle terre vi si recavano a piedi di notte per ringraziare Maria”. Non potremo dunque quest’anno vedere sorgere l’alba su Loreto, né scoprirci sull’ultimo miglio creature dalle gambe corte e doloranti, ma potremo fare del piccolo pellegrinaggio, di piccole porte aperte alla carità fraterna, della libertà di scegliere a cosa e chi aggrapparci quando tutto traballa, ciò che monsignor Vecerrica osa chiamare “il frutto stupendo di questa circostanza drammatica”, un sì al Mistero che ci raggiunge nella circostanza di una pandemia.

Foto Leonora Giovanazzi

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