Invocare la trasparenza è un escamotage per far polemica. Ma come spiegano Mori e Biloslavo, ogni governo, anche quelli di sinistra, deve fare i conti con gli “arcana imperii”
I deputati del Pd espongono dei cartelli
alla Camera durante l'informativa urgente del ministro della Giustizia Carlo Nordio con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sul caso Almasri, Roma, 5 febbraio 2025 (foto Ansa)
Se torniamo a parlare del caso Almasri è perché tutto possiamo sopportare tranne l’ipocrisia di chi vorrebbe rifilarci lezioni sulla trasparenza su argomenti che trasparenti non possono essere. Che si continui a discutere e a polemizzare su alcuni aspetti della vicenda – se il tipaccio libico doveva o non doveva essere trattenuto in Italia, se i ministri Nordio e Piantedosi potevano o non potevano trattenerlo e rispedirlo in Libia, eccetera – è fumo negli occhi. Se c’è un errore che il governo ha fatto è stato esattamente questo: doveva sin dal principio chiarire che la faccenda era stata gestita in nome della ragion di Stato e non consentire a quegli irresponsabili dell’opposizione di fare cagnara alla Camera (certo, ci si è pure messo di mezzo il procuratore Lo Voi col suo “atto voluto” e questo ha complicato tutto).
Ma bisogna stare sul punto e non farsi distrarre. Non bisogna farsi portare sul terreno scivoloso su cui Schlein, Conte e Renzi vogliono trascinare la questione: invocar...