Rapporto Mpv: «I veri numeri della 194. Gli aborti non diminuiscono»

Di Benedetta Frigerio
10 Dicembre 2014
Il Mpv corregge il ministero della Salute, contando il calo delle donne feritli e degli aborti nascosti dalla pillola del giorno dopo

aborto mpvÈ ormai qualche anno che, puntualmente, i giornali titolano che gli aborti sono diminuiti, o per festeggiare o come pretesto per scagliarsi contro gli obiettori di coscienza che nel nostro paese si moltiplicherebbero per motivi non solo ideali, ma di carico lavorativo. Il ritornello si ripete nel periodo in cui il ministero della Salute pubblica il rapporto sulla democraticamente definita Igv (Interruzione volontaria di gravidanza). Eppure, a un’analisi approfondita dei numeri, correlati alle variazioni demografiche e alle crescenti alternative all’aborto chirurgico, si svela l’incanto degli ottimisti e la menzogna di chi cerca di minare il diritto all’obiezione di coscienza.

QUASI 6 MILIONI. Martedì scorso, presso la sala stampa della Camera dei Deputati, il Movimento per la Vita italiano ha presentato il suo ottavo rapporto, elaborato a partire dai dati della relazione del ministero della Salute del 2012 ma tenuto conto di altri fattori. Prima di elencarli vale la pena ricordare che in Italia, a oltre 30 anni dalla legalizzazione sono stati abortiti quasi 6 milioni di bambini, senza contare gli aborti clandestini e quelli nascosti di cui vedremo poi.

MENO DONNE. Il rapporto del Mvp dice che nel 2012 sono morti 102mila bambini mentre nel 1983, anno di picco massimo, gli aborti furono 231.061. A parte il fatto che rimanesse anche un solo bambino abortito ci sarebbe ben poco da festeggiare, il rapporto spiega come guardare solo a questi dati sia fuorviante. Primo, perché non si tiene conto della riduzione delle donne in età fertile, secondo perché resta il dato sommerso dalla cosiddetta contraccezione d’emergenza, che però ha noti effetti abortivi. Nel 1983 le donne dai 20 ai 35 anni d’età erano oltre 6 milioni e mezzo, mentre oggi sono meno di 4 milioni e mezzo. Si tratta di una diminuzione di circa il 32 per cento di possibili gravidanze da associare al calo dei possibili aborti. Il Norlevo poi (“Pillola del giorno dopo”) ha raggiunto le 400mila vendite annue, il che significa migliaia di morti non contati, dato che assunto a gravidanza cominciata l’effetto è appunto abortivo. Restano poi i figli della fecondazione artificiale, prodotti sapendo già che alcuni di loro saranno abortiti e di cui è impossibile contare il numero.

LE ORE DELL’OBIEZIONE. Infine, per quanto riguarda l’esodo dei medici abortisti, che userebbero l’obiezione di coscienza come scusa per non lavorare e lasciare il carico ai pochi rimasti, il rapporto mostra che in media chi pratica aborti ne compie 1,4 a settimana. Il che avrà certo un impatto pesante sul medico, motivo per cui forse sono cresciuti gli obiettori, ma che in termini lavorativi porta via solo un’ora o al massimo due alla settimana.

@frigeriobenedet

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4 commenti

  1. filomena

    A prescindere dal fatto che quantomeno rispetto ai dati del ministero, Zenith è di parte, l’articolo del link in ogni caso è datato 2005. Mi spieghi come può dare i numeri del 2013?

    1. Vittorio

      Mi scusi, nella fretta ho infatti scritto “2013” per sbaglio. É del 2005. Per dati più aggiornati, bisognerebbe consultare i loro censimenti per capire quanti figli sono stati salvati dall’aborto grazie ai loro centri di aiuto alla vita.

  2. filomena

    Dove sono i veri numeri del movimento per la vita? Io ho letto solo supposizioni, di numeri oltre a quelli della relazione del ministero non ce ne sono.

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