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Referendum per la cannabis legale, un caso esemplare di “frode da etichetta”

Di Alfredo Mantovano
01 Novembre 2021
Non riguarda solo la cannabis e non la rende legale. Tutte le bugie dell’ennesima campagna per sdoganare la canapa “leggera” (anche questo si fa per dire)
Distribuzione piantine di marijuana a Torino per campagna pro cannabis legale
Il partito Volt distribuisce piantine di cannabis per legalizzare la canapa al parco Valentino, Torino, 19 giugno 2021 (foto Ansa)

I promotori lo chiamano “referendum cannabis legale”: ma la prima e la terza parte del quesito riguardano ogni tipo di droga, mentre la seconda, limitata alle droghe cosiddette leggere, fra cui la cannabis, in realtà non la rende “legale”. Provo a motivare perché ci si trova di fronte a un caso esemplare di frode da etichetta.
Parto dal quesito referendario. «Volete voi che sia abrogato (il testo unico sulla droga) limitatamente alle seguenti parti: articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”; articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?». Che cosa accadrebbe se il referendum fosse ammesso e prevalessero i sì?
Lecita qualunque coltivazione
Libera coltivazione di ogni droga...

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