
Referendum sugli stranieri, Ue: «Ridiscuteremo i rapporti con la Svizzera»
Gli svizzeri hanno di fatto bocciato l’accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea, dopo che ieri con un referendum la maggioranza, il 50,3 per cento dei votanti, ha approvato l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. Gli svizzeri hanno chiesto in particolare al loro governo di fissare dei “tetti massimi” e contingenti annuali per i permessi agli stranieri, sia per i cittadini Ue, che per i frontalieri, che per i richiedenti asilo.
INIZIATIVA DELLA DESTRA. Il risultato del referendum ha dimostrato chiaramente come il paese sia diviso esattamente a metà. Con uno scarto di appena ventimila schede è passata con la maggioranza la proposta del “tetto massimo” agli stranieri avanzata dal partito di destra Unione democratica di centro, fortemente antieuropeista. Il governo ha comunque dovuto prendere atto del risultato della consultazione e ha annunciato di voler avviare con l’Ue una nuova discussione sull’Accordo di libera circolazione delle persone precedentemente firmato. Bruxelles ha espresso rammarico per la notizia.
TICINO CONTRO LA LIBERA CIRCOLAZIONE. In particolare alle urne, i cantoni romandi francofoni e le grandi città si sono espresse a favore degli accordi con l’Ue, mentre i cantoni germanofoni e il Ticino hanno espresso la contrarietà e il desiderio di un “tetto massimo”: nel cantone italofono si è registrata la più alta percentuale favorevole all’opzione del Sì, con il 68,1 per cento dei voti, quasi un plebiscito contro l’esecutivo federale. Dopo il referendum verrà introdotto un nuovo articolo alla Costituzione svizzera che segnerà il cambiamento delle politiche migratorie. In Svizzera ogni anno entrano 77mila stranieri (di cui il 70 per cento provenienti dall’Ue) e proprio il Ticino in particolare affronta un flusso di 60 mila frontalieri ogni anno, provenienti dall’Italia.
«MALESSERE PER LA CRESCITA DEMOGRAFICA». Il governo ha parlato di un voto che «riflette il malessere per la crescita demografica degli ultimi anni». La campagna dei partiti di destra antieuropeisti (oltre allo svizzero Udc anche l’Svp) ha fatto leva sulle «conseguenze nefaste» dell’immigrazione, e sottolineavano quali conseguenze dirette l’aumento della disoccupazione, l’aumento degli affitti ma anche il sovraffollamento dei treni. Il governo ha sottolineato che sebbene sarà costretto a ridiscutere gli accordi con Bruxelles in ogni caso, «Il nuovo testo costituzionale non definisce né l’entità dei contingenti, né l’autorità chiamata a fissarli e rilasciarli o i criteri da applicare. I dettagli vanno ora disciplinati nella legge. Il Consiglio federale e il Parlamento hanno tre anni di tempo per l’attuazione».
L’UE: «RAPPORTI CON LA SVIZZERA DA RIESAMINARE». Il governo svizzero ha dato immediatamente notizia anche all’Unione europea dell’esito del referendum. Il presidente della Confederazione elvetica Didier Burkhalter ha dichiarato che nelle prossime settimane il governo studierà come potranno proseguire i rapporti con l’Ue, ma Bruxelles ha fatto sapere che tutti gli accordi già esistenti (non solo quello sulla libera circolazione delle persone) andranno rivisti alla luce di queste nuove decisioni: «L’Ue esaminerà le implicazioni di questa iniziativa popolare sui rapporti Ue-Svizzera nel loro insieme».
ABORTO COPERTO DALL’ASSICURAZIONE MEDICA. Nel referendum svizzero un secondo quesito chiedeva ai cittadini della confederazione di abrogare la legge che prevede che l’interruzione volontaria di gravidanza e l’embrio-riduzione siano coperte dall’assicurazione medica obbligatoria di base. Tale quesito è stato promosso dal comitato interpartitico composto soprattutto dai cristiani conservatori. In questo caso il 70 per cento degli svizzeri si è espresso per il no, bocciando l’iniziativa.
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