«Troppe bombe su Gaza: buttiamone alcune anche sulle sentinelle». Come documentano i giornali locali, sono toni pesanti quelli usati contro le Sentinelle in Piedi di Reggio Emilia. Del resto non è la prima volta che il movimento pacifico contrario al ddl Scalfarotto viene maltrattato e accusato ingiustamente di “omofobia” (vedi, per esempio, l’accoglienza che ha ricevuto a Ferrara). Questa ennesima ondata di insulti via internet e non solo si colloca in una discussione interna alla sinistra reggiana, cominciata da Massimo Sesena, caporedattore della Gazzetta di Reggio (gruppo Espresso-Repubblica), che ha dato il via agli attacchi rovesciando tutta la sua indignazione sulla veglia di sabato scorso, quando 140 Sentinelle si sono riunite in silenzio nella piazza dei Martiri del 7 luglio, proprio il luogo simbolo della resistenza rossa. Non avevano suscitato reazioni altrettanto scomposte invece le precedenti iniziative del movimento, che già due volte (23 novembre e 31 maggio) aveva espresso pubblicamente in città il proprio dissenso alla legge che prevede il reato di opinione “omofobica”.
LITE IN CONSIGLIO. La mozione è stata co-firmata, oltre che dal Movimento 5 Stelle, anche dal capogruppo del Pd. Ma i pesanti attacchi verbali alle Sentinelle e le parole dirompenti di Adinolfi su ddl Scalfarotto, unioni gay e utero in affitto hanno fatto emergere posizioni radicalmente diverse all’interno del maggior partito della sinistra. In Consiglio comunale è stato il cattolico Daniele Marchi a parlare di toni violenti ed esagerati contro le Sentinelle e Adinolfi. Scandalizzato, il compagno di partito Dario De Lucia gli ha detto: «Se vai a fare una veglia con le Sentinelle in Piedi mi scadi molto. Ti ho sempre considerato un cattolico progressista». E Marchi, contestando il clima «autoritario» creatosi nel partito, gli ha ribattuto: «Sì, la prossima volta ci vado pure io ritto in silenzio». Ormai è chiaro comunque che il Pd reggiano non sarà così compatto rispetto alla mozione di Sel, e resterà per qualche tempo appeso alla domanda rivolta alla fine del dibattito da De Lucia a Marchi: «Non ho capito se lo voti o no. Sei favorevole?».