
«Non uccideremo mai i nostri pazienti». I medici inglesi si ribellano al suicidio assistito

Oggi la Camera dei Lord esamina un progetto di legge per l’introduzione del suicidio assistito legale nel Regno Unito presentato dalla baronessa Molly Meacher. Alla vigilia della presentazione dello stesso sono intervenuti per manifestare la loro opposizione 1.689 medici, farmacisti e studenti di medicina che hanno indirizzato una lettera aperta ai Pari d’Inghilterra e al ministro della Sanità Sajid Javid, e con un’altra lettera congiunta tre esponenti religiosi di vertice: l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, anglicano, il cardinale Vincent Nichols e il rabbino Ephraim Mirvis. Il testo del pdl stabilisce che un farmaco letale deve essere fornito a un individuo che ne faccia richiesta e che abbia manifestato: 1) Un volontario, chiaro, consolidato e informato desiderio di mettere fine alla propria vita; 2) che abbia la capacità legale per prendere decisioni; 3) al quale sia stato diagnosticata una condizione patologica per la quale non vi sono cure e a motivo della quale è ragionevole aspettarsi che muoia nel giro di sei mesi.
I medici firmatari della lettera obiettano: «Il passaggio dalla difesa della vita all’eliminazione della vita è enorme, e non può essere minimizzato. Per qualunque governo è impossibile redigere leggi sul suicidio assistito che contengano salvaguardie legali durevoli contro future estensioni ed espansioni di queste leggi. (…) Qualsiasi cambiamento minaccerebbe la capacità della società di salvaguardare da abusi i pazienti vulnerabili; manderebbe un chiaro messaggio ai nostri pazienti fragili, anziani e disabili circa il valore che la società riconosce alle loro vite. (…) Lungi dall’essere una decisione che non riguarda nessun altro, (il suicidio assistito, ndt) riguarda noi tutti. Alcuni pazienti non prenderebbero mai in considerazione il suicidio assistito se non venisse loro offerto. La crudele ironia della strada che si vuole imboccare, è che una legislazione introdotta con l’intenzione di aumentare la scelta del malato, diminuirà le scelte dei più vulnerabili».
«Vivere assistito, non suicidio assistito»
I firmatari (fra i quali ci sono figure di rilievo come Johann de Bono professore di medicina sperimentale oncologica all’Istituto di ricerca sul cancro, David Galloway ex presidente del Royal College of Physicians and Surgeons di Glasgow e Rob George, professore di medicina palliativa al King’s College di Londra) concludono: «Noi non toglieremo mai la vita ai nostri pazienti, nemmeno se ce lo chiedessero. Ma per il bene di tutti e delle future generazioni chiediamo che la legge attuale non sia modificata».
Welby, Nichols e Mirvis scrivono di provare «profonda inquietudine» di fronte al progetto di legge. Riconoscono le buone intenzioni della baronessa Meacher, ma ritengono che la sua iniziativa sia sbagliata: «Riconosciamo che la baronessa Meacher ha per obiettivo la diminuzione delle sofferenze. Condividiamo di cure questa motivazione, ma dissentiamo rispetto ai mezzi proposti per dare una risposta a questa preoccupazione molto reale. L’obiettivo di una società animata dalla compassione dovrebbe essere il vivere assistito, piuttosto che l’accettazione del suicidio assistito».
Il grimaldello per l’eutanasia
Per molti è chiaro che la legge, se approvata sia dai Lord che ai Comuni, sarebbe il grimaldello per future estensioni dell’eutanasia attraverso sentenze di tribunali contro gli aspetti discriminatori del testo presentato: perché dovrebbe essere discriminato chi ha prognosi di sopravvivenza superiori ai sei mesi? Chi soffre intensamente ma non è destinato a morire in un tempo prevedibile? Chi desidera mettere fine alle proprie sofferenze ma non può farlo da sé, e ha bisogno che altri mettano fine alla sua vita? Il testo di legge prevede il diritto all’obiezione di coscienza per i medici che non vogliono erogare il servizio del suicidio assistito, ma gli obiettori potrebbero essere denunciati per non avere informato i pazienti che fra le terapie a loro disposizione c’è anche il suicidio assistito.
Secondo il Daily Telegraph il ministro della Sanità Javid e il primo ministro Boris Johnson sarebbero contrari al progetto di legge, ma se questo sarà approvato dai Lord passerà, nel giro di alcuni mesi al più tardi, alla Camera dei Comuni. Secondo gli ultimi sondaggi, il 73 per cento dei britannici sarebbe favorevole al suicidio assistito legale, ma solo il 35 per cento dei deputati la penserebbe allo stesso modo.
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