Riconsacrata ad Aleppo la cattedrale greco-melkita

Di Redazione
03 Maggio 2019
Nostra Signora della Dormizione, gravemente danneggiata nel 2013 dai bombardamenti, è stata riconsacrata al termine dei lavori di restauro

Articolo tratto dall’Osservatore romano – Una goccia nel mare della sofferenza ma pur sempre un avvenimento che ridà speranza. Il 23 aprile Nostra Signora della Dormizione, la cattedrale della diocesi greco-melkita ad Aleppo, gravemente danneggiata nel 2013 dai bombardamenti, è stata riconsacrata al termine dei lavori di restauro. In occasione della Pasqua le campane della chiesa hanno dunque ripreso a suonare, tanto che il patriarca di Antiochia dei greco-melkiti, Youssef Absi, vi scorge «un simbolo della risurrezione della Siria». È stato proprio lui a presiedere i riti di riapertura della cattedrale, affiancato dal nunzio apostolico in Siria, cardinale Mario Zenari, e dall’arcivescovo di Alep dei greco-melkiti, Jean-Clément Jeanbart. Quest’ultimo ha sottolineato il fatto che la chiesa restaurata «è la prima cattedrale edificata dai melchiti in epoca ottomana. È dunque un patrimonio che ravviva il nostro amore per la patria».

L’edificio sorge nel vecchio quartiere cristiano di Al-Jdayde, diventato durante la guerra linea del fronte, teatro di aspri combattimenti. Sul finire del 2013 il luogo di culto venne colpito nel corso della battaglia di Aleppo: il tetto, la cupola, l’ingresso e la sacrestia andarono distrutti. La cattedrale divenne inagibile. Costruita nella prima metà del XIX secolo, dopo il riconoscimento ufficiale della Chiesa greco-cattolica da parte delle autorità ottomane nel 1830, da allora è stato per i melchiti uno dei luoghi di culto più importanti dal punto di vista storico e liturgico. Fino al 2011, prima cioè che iniziasse la guerra in Siria, si stimava che la comunità melchita ad Aleppo fosse composta da 18.000 persone. Nel 2015 non ne restavano più di 12.000.

Dopo anni di guerra civile, i cristiani di Aleppo hanno avviato i restauri delle loro chiese all’inizio del 2018 in un clima di speranza: il 9 settembre ha potuto riaprire le porte la cattedrale dei siro-cattolici, il 30 marzo scorso è ripreso il culto nella cattedrale armena. Monsignor Jeanbart non nasconde che, «malgrado i progressi compiuti, resta ancora molto da fare per ricomporre l’armonia del mosaico interetnico siriano». E sottolinea che «oggi gli sforzi della Chiesa locale mirano a mettere fine all’esodo dei cristiani», sollecitando chi è partito a tornare ad Aleppo. Nell’aprile 2015 l’arcivescovo lanciò a questo scopo il programma «Costruire per restare», un progetto di aiuto allo sviluppo, alla ristrutturazione delle piccole attività commerciali e delle officine danneggiate, alla restaurazione di case colpite e rese inabitabili. Grazie a questa iniziativa, a oggi oltre un migliaio di case e di luoghi di lavoro sono stati ricostruiti e quasi trecento prestiti a interessi zero sono stati erogati a piccoli imprenditori e commercianti decisi a riavviare le loro attività.

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