Quando persino l'assistente "intelligente" di Google, Gemini, si sente in dovere di correggere la storia inventando George Washington neri e papi donne di colore, è il momento di preoccuparsi
L'insegna di Google e la mascotte di Android nel campus aziendale di Mountain View, in California (foto Ansa)
Diffidare dei media che dicono di raccontare “la verità” e solo “i nudi fatti” dovrebbe essere la regola base di comportamento di ogni lettore avveduto. Per il fatto stesso di decidere a quali notizie dare più spazio, su cosa puntare in prima pagina o in apertura di sito, cosa relegare in un box a pagina 25 e cosa valorizzare sui propri canali social, una testata giornalistica si schiera. C’è poi chi fa del proprio schierarsi un orgoglio e una patente di identità – pensiamo, in Italia, a Repubblica per i progressisti e Il Giornale per il centrodestra. Ma la polarizzazione sempre più estrema delle opinioni sta trasformando molti media in strumenti di propaganda di idee che non accettano contraddittorio e bollano quelle altrui come “fake news”. Chi però continua a godere dello status di fonte attendibile e oggettiva sono i motori di ricerca. Se una notizia compare sulla home page di Google News è difficile che ci venga il dubbio che possa essere di part...