Riprendono i negoziati sul nucleare iraniano. «Teheran è a un anno dall’atomica»

Di Leone Grotti
23 Maggio 2012
Oggi apre a Baghdad il secondo round dei negoziati tra Iran e il Gruppo del 5+1. Ma l'ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon avverte: «Ci vogliono risultati concreti».

Si apre oggi a Baghdad il secondo round dei negoziati tra l’Iran e il Gruppo del 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Regno Unito, Francia più la Germania), dopo l’incontro del 14 aprile  a Istanbul. L’Onu chiede da anni a Teheran di interrompere il suo programma nucleare, la Repubblica islamica sostiene di farlo solo per scopi civili e medici. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha addirittura dichiarato ieri che «insegnamenti islamici vietano la produzione e l’uso di armi di questo genere, che non trovano spazio nella dottrina della Repubblica islamica per difendere l’Iran».

Teheran spera di strappare qualcosa alle potenze mondiali a Baghdad, visto che ieri ha raggiunto un accordo con l’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) che permetterà all’agenzia Onu di riprendere le verifiche del complesso militare di Parchin, a Sudest di Teheran, dove si ritiene che nel 2003 l’Iran abbia condotto dei test fondamentali per lo sviluppo dell’atomica. Il negoziato è stato fortemente voluto dagli Stati Uniti e da Barack Obama, che vuole a tutti i costi una soluzione pacifica del conflitto, nonostante i precedenti non incoraggianti. Il presidente Usa, come dichiarato a tempi.it dal giornalista del Foglio Giulio Meotti, «ha attuato la politica, fallimentare, della mano tesa anche con il regime di Teheran ma non appoggerà mai un attacco in piena campagna elettorale con le elezioni presidenziali a novembre».

Israele invece non vede di buon occhio i colloqui. Scrive in una lettera al Corriere della Sera l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon: «Si tratta dell’ennesima trattativa, ognuna delle quali, purtroppo, senza alcun risultato concreto. L’Iran ha sempre usato in maniera sofisticata le trattative per guadagnare tempo prezioso e portare avanti il suo programma nucleare ad un costo diplomatico minimo. Ci sono voluti ben dieci anni per approvare delle reali sanzioni. Anni “costati cari”, poiché hanno consentito a Teheran di essere a un anno dalla bomba atomica». Una prospettiva poco rassicurante visto che «l’Iran è coinvolto nel terrorismo a partire dall’Afghanistan, passando per Iraq, Libano, Israele, Corno d’Africa, Asia, fino all’America Latina. L’Iran è il grande sostenitore di organizzazioni terroristiche quali Hezbollah e Hamas. (…) Va ricordato che, già oggi, l’Iran è in grado di colpire l’Italia. Ed inoltre: perché Teheran sta sviluppando missili in grado di colpire ogni angolo d’Europa e anche oltre?».

Le condizioni che Israele pone da anni per definire riuscite le trattative con la Repubblica islamica sono l’interruzione di qualsiasi attività di arricchimento e l’invio, fuori dell’Iran, di tutto l’uranio arricchito, contando che secondo l’Aiea Teheran dispone di 5 mila chili di uranio arricchito al 3,5% e di quasi 100 kg di uranio arricchito al 20%. «Un quantitativo che, già oggi, – continua l’ambasciatore israeliano – è sufficiente a produrre ben quattro bombe atomiche».

@LeoneGrotti

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