Ritornare sui propri passi e cambiare. Anche questa è sussidiarietà lombarda

Di Fabio Cavallari
12 Novembre 2012
A ottobre la Lombardia ha fissato i termini per l'esenzione alla compartecipazione alla spesa farmaceutica e per le prestazioni per alcune categorie sociali. Poi la Cisl ha evidenziato possibili disagi. E si è corretto

In politica non sbaglia mai nessuno. I “mea culpa” sono merce rara, materia per studiosi. Quando poi è un’azione amministrativa ad essere viziata dall’errore, diventa opera facilissima attribuire la colpa alla macchina burocratica, al cavillo procedurale, o più semplicemente a qualcuno che facilmente possa essere individuato come “altro” da sé. La regola in genere non prevede eccezioni, anzi, è da ritenersi del tutto “irrealistica” l’ipotesi che oltre all’ammissione della svista si ponga anche rimedio, in tempi brevi, alla medesima. La politica però è semplicemente l’arte del possibile, ed il potere è la possibilità di “fare”, di mettere in pratica il “bene comune”. La differenza tra la buona e la mala politica risiede nell’azione della persona che esercita la polis. Non ci sono scorciatoie o risposte preconfezionate ma opere capaci di confutare cattive pratiche e reprobe abitudini. Così accade che proprio nella regione guidata dal Governatore indicato, da più parti, come “il male da estirpare”, succedano fatti capaci di contraddire anche i più convinti assertori dell’antipolitica.

Il 25 ottobre la Regione Lombardia con una deliberata di Giunta aveva fissato i termini per l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa farmaceutica e per le prestazioni di specialistica ambulatoriale a favore  di disoccupati, lavoratori in mobilità, cassa integrazione straordinaria o in deroga e ai cittadini cui era stato concesso il contratto di solidarietà cosiddetto difensivo. Un’esenzione valevole per i soggetti interessati e i familiari a loro carico che prevedeva un reddito familiare pari o inferiore a 20.000 euro. Il provvedimento dopo qualche giorno è stato oggetto di una profonda analisi critica da parte dell’associazione sindacale Cisl Lombardia che ha evidenziano possibili disagi per i cittadini a seguito dell’applicazione delle disposizioni deliberate.

La giunta regionale lombarda, nonostante le accuse di autoreferenzialità che da mesi oramai sono diventate una constante, ed in barba a quella regola non scritta per cui “la politica non sbaglia mai”, non solo è stata capace di accogliere gli elementi di dubbio sollevati, ma a tempo di record ha modificato anche la delibera in oggetto. La decorrenza delle nuove modalità di esenzione è stata così spostata all’inizio di gennaio (al posto di novembre) così da permettere ai cittadini coinvolti un congruo termine per produrre le nuove dichiarazioni ed evitare code agli sportelli delle Asl, e il tetto massimo di reddito familiare di riferimento è stato innalzato a 27.000 euro/anno per i disoccupati iscritti agli elenchi anagrafici dei centri per l’impiego, e quello per gli altri soggetti in questione, adeguato alla luce degli importi massimi indicati nei “trattamenti” Inps.

Ecco ancora una volta il metodo lombardo. La capacità di accogliere le sollecitazioni della società civile, attraverso l’applicazione del principio di sussidiarietà valorizzando le iniziative che nascono dai corpi intermedi e aprendo spazi di dialogo. All’insorgenza di una criticità, infatti, la sussidiarietà risponde andando a visionare chi dentro la società si sta occupando di quel preciso problema e cosa ha bisogno quel soggetto per portare a termine il suo operato. Molte situazioni di difficoltà in Lombardia, negli ultimi anni, sono state risolte proprio seguendo questo percorso. Abbandonarlo o dimenticarlo per la sete moralista di taluni, sarebbe davvero un atto di irriverenza nei confronti della realtà.

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